Monti Invisibili
Anello del Treja
Quota 220 m
Data 22 novembre 2014
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 536 m
Distanza 21,16 km
Tempo totale 6:30 h
Tempo di marcia 5:08 h
Cartografia IGM 143 I SE Nepi
Descrizione Dalla Mola di Monte Gelato (161 m) tentando inutilmente di forzare il sentiero franato sulla sinistra orografica del Treja (35 min. a/r), poi lungo il sentiero sulla destra orografica fino al guado in acqua fonda (1 metro, 160 m, +12 min.), Mazzano Romano (169 m, +40 min.), Torre Santa Maria (170 m, +55 min.), Calcata (172 m, +20 min.), l’insediamento falisco di Narce (201 m, +35 min.), il santuario falisco di Monte li Santi (+13 min.), il ponticello sul Treja sotto Mazzano (130 m, +38 min.) e la Mola di Monte Gelato (+1 h). Superba escursione in ambiente selvaggio e abbandonato, su combinazione di sentieri, sterrate e tratturi parzialmente ciclabili.
06 anello treja log

Traccia GPS

07 anello treja dislivello
07 anello treja dislivello

048 Mazzano Romano

048mazzanoromano

047 Mazzano Romano

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042 Verso Mazzano Romano

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041 Verso Mazzano Romano

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038 Calcata da Narce

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037 Narce

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032 Calcata

032calcata

030 Calcata gatti

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029 Calcata

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025 Torre Santa Maria

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024 Calcata

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021 Verso Calcata

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019 Verso Calcata

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017 Mazzano Romano

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015 Mazzano Romano

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013 Verso Mazzano Romano

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012 Verso Mazzano Romano

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011 Foglie inverno

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008 Dopo il guado

008dopoilguado

005 Mola di Monte Gelato

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004 Monte Gelato

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002 Sentiero franato

002sentierofranato

001 Monte Gelato

Anello del Treja, 22 novembre 2014. Serata sociale del Club2000 metri, ma anche splendida giornata di sole dopo tanta pioggia, e allora eccomi che sono appena le 7 in cammino da quelle Cascate di Monte Gelato dove faceva il bagno Trinità, avvolte ora in un sudario di brume.
Dopo dodici anni tento nuovamente di forzare il sentiero franato, alto sulla sinistra orografica del Treja, perdendo inutilmente mezz’ora ma soprattutto prendendo troppi rischi su quello che sarà il motivo conduttore della giornata: un fondo tappezzato dall'elemento più scivoloso che esista in natura dopo il ghiaccio: le foglie bagnate.
Torno alla destra orografica e mi rassegno al guado che raggiungo tosto, portandomi per quanto più possibile in mezzo al fiume su massi messi lì apposta dalla Palmolive.
Mi sporgo, immergo i bastoncini e spariscono di un buon metro nella corrente fredda e impetuosa. Via scarponi e pantaloni, calzo quella sorta di sandali trasparenti che usavamo da bambini sugli scogli e mi tuffo nella corrente fino a lambire gli zebedei. Riesco ad appendermi a una roccia, trovo fondo più basso e sono dall'altra parte.
Per asciugarmi continuo un po' così, in déshabillés, sperando di non incontrare nessuno che mi prenda per un maniaco silvano.
Il sentiero attraversa ora numerosi guadi fangosi, corteggia a lungo il fiume, prima di tradirlo con tufacee cenge che testimoniano dell'importanza di questa antica via di comunicazione falisca. Sono più di dieci anni che manco da queste forre e tutto sembra cristallizzato: la frana ha interrotto questo un tempo frequentato sentiero, e ora staccionate, cartelli e scalette si stanno disfacendo nell'incuria e anche la vecchia segheria alle porte del paese, dove mi rincorrevano sempre i cani, è ormai solo un mucchio di assi marcite.
Sorgono le assolate pietre di Mazzano, alto sulle brume della Valle del Treja, e dopo breve visita, un cappuccino nel minuscolo bar del paese mi rende edotto che qui è stato girato anche Destinazione Piovarolo, con Totò e una strepitosa Tina Pica.
Il cammino mi porta di nuovo verso il fiume, in un ambiente che passa da un freddo e buio inverno, alla luce di un tiepido autunno. Antiche mura, canali di pietra, tombe riutilizzate nei secoli come dimore, stalle e magazzini: il percorso è una passeggiata nella storia che non lascia il tempo alla mente di vagare.
Forse questa è anche una delle differenze fra il cammino di quota e quello di pianura: in montagna il paesaggio è grandioso, imponente ma rarefatto, con pochi distanti particolari che si stagliano su visioni lontane; in pianura sei immerso nei particolari che si susseguono e cambiano in un continuo senza fine.
Una breve deviazione per la torre e i ruderi dell’abbazia fortificata di Santa Maria, torno sui miei passi ed eccomi agli arroccati vicoli di Calcata, dove mi avventuro fra le labirintiche pietre e le botteghe di hippy e artisti, ormai in gran parte divenuti ristoratori.
Riscendo al fiume e devio ancora per le ciclopiche mura del remoto abitato falisco di Narce, dove, davanti a una spettacolare vista della rupe rugginosa di Calcata, consumo il mio frugale pasto.
Riprendo il cammino lambendo il santuario falisco di Monte li Santi; rilego insieme viottoli, tratturi e brevi asfaltate; sfilo prudente sotto un grande masso in bilico sul sentiero e sono al ponticello sul Treja, nel quale si specchia tremolante il borgo di Mazzano.
Solo un'ora di agevole cammino mi separa ormai dalla macchina, giusto in tempo per raggiungere Rosciolo per la serata del club.