Monti Invisibili
Valli del Sorbo e Cascata dell’Inferno
Quota 299 m
Data 2 aprile 2021
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 192+320 m
Distanza 16,15+13,55 km
Tempo totale 1:17+4:50 h
Tempo di marcia 3:34 h
Cartografia Carta escursionistica Parco di Veio
Descrizione Dalla stazione di Cesano di Roma della linea ferroviaria FL3 (150 m) in bicicletta al centro residenziale Le Rughe (195 m, +22 min.), Viale Romania e l’attacco dell’ex Sentiero 5 (8,15 km, 151 m, +15 min.). Poi a piedi per il primo guado del Torrente Cremera (138 m, +5 min.), il secondo guado del Cremera (145 m, +11 min.), le Valli del Sorbo e la Mola di Formello (165 m, +10 min.), Le Porcineta, la sommità della Cascata dell’Inferno (228 m, +45 min.), discesa ripida attaccato agli alberi per la Cascata dell’Inferno per la sinistra orografica (212 m, +18 min.), risalita su traccia ripida ma agevole e con qualche corda volontaristica, le Valli del Sorbo (+55 min.), l’anello per il Fosso della Torraccia e l’ex Sentiero 5 fino alla bici (+1,10 h). Ritorno a Cesano per la stessa via (8 km, +40 min.). Ex sentiero 5 ormai completamente ripristinato. Avvistati tre germani reali, due aironi, due nutrie, un nibbio e una salamandrina dagli occhiali.
030 Ex Sentiero 5
029 Me
028 Mucca e vitello
027 Ciclamini
026 Verso Valli del Sorbo
025 Forra del Cremera
023 Salamandrina dagli occhiali
022 Spugnola
021 Cascata dell'Inferno
019 Cascata dell'Inferno
018 Verso la Cascata dell'Inferno
017 Nutrie
016 Valli del Sorbo Airone
014 Mola di Formello
012 Secondo guado sul Cremera
011 Ex Sentiero 5
010 Ex Sentiero 5
009 Torrente Cremera
008 Grotta della Ninfa
007 Primo guado sul Cremera
006 Primo guado sul Cremera
005 Terzo Bottagone
004 Ex Sentiero 5
003 Ex Sentiero 5
002 Viale Romania
001 Via di Femmina Morta
Valli del Sorbo, 2 aprile 2021. Alla vigilia dell’ennesima superflua zona rossa, avverto il desiderio di tornare a esplorare con calma quel quadrante del Parco di Veio già affrontato frettolosamente lo scorso febbraio. Allora avevamo davanti un lungo cammino che non ci permetteva di attardarci e inoltre la compagnia, seppur piacevole, era troppo chiacchierona, e come ricordava la viaggiatrice britannica Freya Stark “Bisogna essere soli per viaggiare: se si va con gli altri, tutto finisce in parole”.
Oggi siamo comunque in zona arancione e per evadere senza soverchi problemi, affido nuovamente la mia libertà alle ruote del velocipede, supportate efficacemente da quelle di un treno.
Dalla stazione di Cesano armo allora i pedali e percorro di volata i dieci chilometri che mi separano dal meraviglioso ex Sentiero 5, a dispetto del divieto di accesso ormai completamente ripristinato e percorribile. M’inoltro nel bosco e consegno la bici alle radici di un Ent, l’uomo albero del Signore degli Anelli.
In sereno cammino mi avvio in una natura in pieno risveglio, fra violetti anemoni primaverili e muschi rilucenti, accompagnati dal canto del Crèmera. Tre germani reali si alzano con fragore dalle umide sponde facendomi sobbalzare, insieme, poco dopo, a un più discreto airone.
E sono alle sconfinate Valli del Sorbo, sicuramente i più bei pascoli che è possibile trovare a un tiro di schioppo da Roma.
Non che l’idea sia nuova, che mi frullava già per la testa, ma mentre solco i verdi prati circondati di boschi, prende consistenza: cercare di arrivare da sopra alla base della Cascata dell’Inferno.
Due nutrie mi scrutano sospettose ed io procedo rapido fra sentieri erosi e alberi fioriti, e in meno di un’ora sono sulla vertiginosa sommità della cascata.
Mi guardo in giro e individuo una traccia che incide la sinistra orografica della gola. Procedo fiducioso, ignorando piste di cinghiali che si gettano quasi verticali nel fosso, fino a dove il pendio mi sembra più aggredibile. Mi appendo agli alberi e inizio a calare, più Tarzan che escursionista. Vedo il ruscello, un ultimo salto, pendolo dai rami e sono alla base.
Saltando sui massi muscosi risalgo in breve il torrente ed ecco alta e scrosciante sopra di me la primigenia meraviglia della cascata. Nelle aeree goccioline mangio della pizza mentre una salamandrina dagli occhiali – sicuro indizio di salubrità – mi osserva immobile sotto il pelo dell’acqua.
Un vocìo, due ragazze, una molto carina. Chiedo da dove sono scese e mi indicano una più agevole traccia sulla destra orografica. Risalgo quindi verso grandi massi tufacei lanciati sull’impervia forra solcata da un nibbio e riprendo la strada per la bici, per sentieri alternativi.
Le Valli del Sorbo sono ora dense di vacanzieri, scambio due chiacchiere, mi faccio offrire dell’acqua e accendo una meditativa radica su questo ricco mondo. Dentro di me sento comunque sorgere prepotente la nostalgia per l’Abruzzo, dal quale manco ormai da settembre. Non che qui sia meno bello, ma l’Abruzzo non è un luogo: è uno stato dell’anima che ti fa sentire libero e in sintonia col creato.
Riprendo il sentiero verso la bici, ringrazio l’Ent e poi, arrancando sui pedali, sono di nuovo alla ferrovia.