Monti Invisibili

Veio Cunicolo degli Olmetti

Quota 137 m

Data 26 febbraio 2017

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 160+242 m

Distanza 32,61+15,61 km

Tempo totale 1:54+3:48 h

Tempo di marcia 3:10 h

Cartografia Carta escursionistica Parco di Veio

Descrizione In bicicletta dal belvedere di Monte Ciocci (78 m) per la ciclabile sopra la linea ferroviaria FL3 fino alla stazione Monte Mario (126 m, +20 min.), la Via Trionfale, la Via Cassia fino a Isola Farnese (16,58 km, 120 m, +43 min.). Poi a piedi breve visita del borgo (+5 min.) e il sentiero 208a per La Mola (85 m, +12 min.), il sentiero 208c delle Tombe rupestri, Ponte Sodo (73 m, + 36 min.) con attraversamento del cunicolo (+15 min.), deviazione per la Tomba Campana (100 m +6 min a/r), il Cunicolo degli Olmetti (86 m, +28 min.), il campo volo aeromodelli, il nuovo ponte sul Torrente Cremera o Valchetta (44 m, +1 h), Via Prato della Corte e Isola Farnese (+28 min.). Ritorno in bicicletta (16,03 km, +51 min.). Itinerario completamente ciclabile (MTB).

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Traccia GPS

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Veio, 26 febbraio 2017. Una giornata di cammino è in grado di rallegrare l’umore più cupo. Ma a mio avviso analogo potere è ascrivibile alla bicicletta: la ritmica cadenza della pedalata, colori e odori che sfilano veloci, la sensazione di semplice libertà; un giro sui pedali è una fuga dalla tristezza, perché la bicicletta è come il vento.

Niente di meglio allora che abbinare scarponi e pedivelle in un’unica giornata (mezza in verità), per tornare a esplorare quel magico territorio dove la campagna romana si stempera nella Tuscia e che prende il nome di Veio.

Un’oretta di sellino ed eccomi già nel delizioso borgo di Isola Farnese, loco celebrativo di Maria Pocchiola (se non sapete Chi era Maria Pocchiola, ve lo dico io alla fine).

Affidato il velocipede al solito palo, prima di tutto m’immergo nella suggestiva oscurità della chiesina di San Pancrazio, densa di odori di legno, d’incenso, di polvere antica. Poi, cercando di assuefare le gambe al nuovo movimento, subito mi avvedo che qualcosa è cambiato dalla mia ultima visita, giusto un anno or sono: nuova segnaletica CAI, nuova numerazione dei sentieri. Il percorso è stato inserito nella Via Francigena e così non dovrò più districarmi fra proprietà private e fili spinati.

Oltrepasso lesto la Mola vecchia, alta sulle rombanti cascate del Fosso Piordo che colmano l’aria di umidità insieme a tenui ma decisi sentori di primavera.

Un sentiero dalle timide fioriture, aspiro i grezzi aromi delle cortecce e quelli grassi della terra umida e sono alla grande quercia solitaria che mi accompagna alla deviazione per Ponte Sodo.

Al posto dell’incerto percorso dello scorso anno, seguo ora un comodo cammino fra due steccati, con il candido Terminillo che mi sbircia da lontano.

Eccomi sopra Ponte Sodo: l’idea era di oltrepassarlo, ma prevale la curiosità e calo tosto all’imbocco dell’antico cunicolo idraulico sul Torrente Crèmera. L’altra volta non lo avevo percorso interamente, timoroso dell’oscurità e della profondità delle acque; ma oggi ho torcia e bastone e infischiandomene eccomi di nuovo a sguazzare, inoltrandomi nella umida oscurità del condotto. Settantasei lunghi metri m’introducono fra gli sciabordii di un silenzio che diviene sempre più denso. Sopra di me si aprono a intervalli le pedarole, squadrati camini di sfiato, e sotto l’acqua non è mai più fonda di 20 centimetri. Tranne all’uscita, dove un masso al centro del letto ha reso più veloce la corrente. Vabbè, un po’ di fango, l’acqua al ginocchio e sono fuori.

Il percorso prosegue facile e piacevole, bordeggiando sinuoso le acque del Crèmera e campi coltivati; qualcuno mi sorpassa a cavallo, altri in bicicletta, ma nessuno a piedi.

Dopo un tratto in un bosco ombroso e fragrante, la variante della Francigena sfocia sul percorso principale, ma io seguo invece verso sinistra una monotona carrareccia, alla ricerca di un’altra opera di quell’inestricabile rete di condotti idraulici etrusco-romani, realizzati in tutto l'agro veientano per regimentare le acque sorgive e piovane: il mitico Cunicolo degli Olmetti.

Lo stupore è immenso quando giungo nei paraggi e lo stagno al suo sbocco mi si presenta con tonalità che vanno dal rosa al carminio. Non è una perniciosa forma di inquinamento cromatico, ma probabilmente una variante della lenticchia d’acqua dal nome di Spirodela polyrhiza, o lenticchia di palude.

Oltrepassata la cascata, lo stretto cunicolo di servizio m’introduce nel cuore del condotto, di oltre 2500 anni di età e ancora perfettamente funzionante. Mi siedo ad ascoltare il silenzio dell’acqua, a fiutare l’effluvio delle muffe, mentre dalle imboccature trafila calda la luce del sole e alle mie spalle la fredda oscurità s’insinua nella terra per quattro chilometri.

Riprendo il cammino, seguendo ora il tracciato principale della Francigena. Costeggio un campo volo per aeromodelli, il grande Tumulo della Vaccareccia e sono al nuovo ponte sul Torrente Crèmera, che l’altro se l’era portato via una piena anni fa.

In sereno cammino eccomi di nuovo a Isola Farnese, dove rinforco i pedali e volo via verso casa, inebriandomi degli odori di queste poche ore di libertà: perché una passeggiata nella natura è anche un’esaltazione dei sensi e dell’olfatto.

Ah… Chi era Maria Pocchiola? L’esilarante e immaginario personaggio di un duetto fra Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi, in Sua Eccellenza si fermò a mangiare, che proprio in Isola Farnese vide l’ambientazione di questa spassosa scena.

 

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