Monti Invisibili
Fosso del Peccato
Quota 280 m
Data 24 settembre 2022
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 254 m
Dislivello in discesa 343 m
Distanza 16,37 km
Tempo totale 5 h
Tempo di marcia 4:37 h
Cartografia Carte Parco del Treja e Parco di Veio
Descrizione Con il bus Cotral da Roma La Storta a Campagnano di Roma (280 m). Poi per un tratto della Via Francigena, la Mola di Magliano (166 m, +1,35 h), la S.P. 178 (144 m, +1,30 h), il Fosso del Peccato (120 m, +10 min.), esplorazione della forra (+1 h a/r) e Calcata (172 m, +22 min.). Facile escursione per lo più su carrarecce e qualche agevole sentiero. Tranne il Fosso del Peccato, con ingresso un po’ difficile da individuare e di progressione ardua fra massi e vegetazione. Al primo salto occorre rimontare ripidamente la proda a destra su traccia abbastanza evidente e poi ridiscendere. Raccolti quattro funghi porcini.
030 funghi porcini
029 Calcata
028 Calcata
027 Calcata
026 Verso Calcata
025 Verso Calcata
024 Fosso del Peccato
023 Fosso del Peccato
022 Fosso del Peccato
020 Fosso del Peccato
019 Fosso del Peccato
018 Fosso del Peccato
017 Fosso del Peccato
015 Fosso del Peccato
014 Verso Fosso del Peccato
013 Verso Fosso del Peccato
012 Boletus aereus
011 Verso Pizzo Piede
010 Mola di Magliano
009 Mola di Magliano
008 Mola di Magliano
006 Mola di Magliano
005 Verso la Mola di Magliano
004 Campagnano di Roma
003 Campagnano di Roma
002 Campagnano di Roma
001 La Storta Via Francigena
000 Fosso del Peccato dislivello
Fosso del Peccato, 24 settembre 2022. Settembre è un mese difficile. E non solo perché si torna dalle vacanze per ripiombare senza por tempo in mezzo nel frenetico tedio quotidiano, ma anche perché il nostro organismo va incontro a mutamenti fisiologici che non sono un toccasana per l’umore.
Stanchezza, perdita di capelli, prurito, eruzioni cutanee, aumento immotivato di peso, drastici sbalzi d’umore. Le aziende ben lo sanno e in questo periodo pullulano le pubblicità di presunti rimedi per tali disagi.
Il nostro Io animale si prepara infatti al riposo invernale aumentando la produzione di melatonina e l’accumulo di grasso. Ma l’innaturale stile di vita che conduciamo non ci consente tale rallentamento dei ritmi e così la psiche va in confusione.
Eppure basta averne contezza e attendere pazienti, per ritrovarsi a fine ottobre con più energie di prima nel multicromatico e tiepido piacere autunnale.
Nel frattempo non può far che bene seguire uno stile di vita regolare e naturale, nel quale una camminata all’aperto e alla luce del sole (stimolatore della serotonina e del buonumore) attenua sicuramente queste sgradevoli sensazioni.
Così approfitto di un impegno a Campagnano di Roma per rimettere in moto gli scarponi e rilegare nuovamente insieme i due parchi di Veio e del Treja: territori selvaggi, ricchi di storia e di natura.
In effetti l’obiettivo è un certo Fosso del Peccato che non riuscii a individuare alcuni anni fa per un eccesso di vegetazione. Ma non mi va di giungere in loco con la sempre più aborrita autovettura. Congegno allora un agile percorso che lungo semplici carrarecce ci porti verso l’affascinante Mola di Magliano, da lì alla Necropoli di Pizzo Piede e finalmente all’ingresso nella forra. Non prima di avere raccolto quattro sodi e profumati porcini lungo il cammino.
Da Pizzo Piede un ombroso sentiero nel bosco lambisce alto la gola dove ambiamo introdurci, senza riuscire ancora a scorgerne il fondo. Arrivati alla strada per Calcata raggiungiamo rapidamente il punto di accesso e girovaghiamo per un po’ in un noccioleto ormai in disarmo, prima di infilarci, senza più possibilità di errore, nella via diretta per il Fosso del Peccato.
Che poi mi chiedo: da dove è uscito fuori questo toponimo se sulla cartografia IGM è Fosso della Selva?! A volte mi accorgo con fastidio che – dopo il meteo, con i bizzarri nomi alle perturbazioni come Scipione, Caronte o Big Snow – anche l’escursionismo è diventato terreno di conquista del marketing: l’arte di vendere fumo, come diceva il mio professore all’università.
Ci ritroviamo in un oscuro ambiente primigenio di felci, massi e tronchi contorti dove duriamo fatica a aprirci una via. Un salto roccioso e siamo costretti a rimontare ripidamente lo scivoloso fianco destro. Lambiamo alte pareti traforate, dove non ci stupiremmo di essere osservati da un dinosauro, e finalmente giungiamo al termine della forra, dove le pareti si stringono a bottiglia e nella stagione umida scende una cascata.
La forra ci restituisce alla luce e saliamo soddisfatti all’antico abitato di Calcata: un panino con salsiccia e cicoria, una birra e un toscano coprono il vociare della folla finesettimanale.
Con il cielo che si ottenebra e il vento che rinfresca, un bus ci porta via verso Roma, dove ci attende un gustoso piatto di fettuccine ai funghi porcini.