Monti Invisibili
Traversata dell’Argentario
Quota 387 m
Data 27 febbraio 2020
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 769 m
Distanza 25,03 km
Tempo totale 6:20 h
Tempo di marcia 5:50 h
Descrizione Dalla stazione di Orbetello-Monte Argentario in bus a Porto Santo Stefano (0 m). Poi per Torre Capo d’Uomo (359 m, +1,55 h), Poggio Fornacelle (387 m, +25 min.) e Porto Ercole (0 m, +3,30 h). Piacevole e faticosa traversata su carrarecce, tratturi, sentieri e un finale tratto asfaltato.
034 Porto Ercole
033 Porto Ercole
032 Verso Porto Ercole
031 Verso Porto Ercole
030 Verso Porto Ercole
029 Poggio Fornacelle
028 Torre Capo d'Uomo
027 Torre Capo d'Uomo
026 Torre Capo d'Uomo
025 Da Torre Capo d'Uomo
024 Da Torre Capo d'Uomo
023 Torre Capo d'Uomo
022 Torre Capo d'Uomo
020 Torre Capo d'Uomo
019 Torre Capo d'Uomo
018 Verso Torre Capo d'Uomo
017 Isola del Giglio
016 isola del Giglio e Montecristo
015 Isola del Giglio
014 Verso Torre Capo d'Uomo
013 Verso Torre Capo d'Uomo
012 Verso Torre Capo d'Uomo
011 Verso Torre Capo d'Uomo
010 Asfodelo
009 Verso Torre Capo d'Uomo
008 Rosmarino
006 Porto Santo Stefano
005 Porto Santo Stefano Fortezza spagnola
004 Porto Santo Stefano Fortezza spagnola
003 Porto Santo Stefano
002 Porto Santo Stefano
001 Roma Cupola di San Pietro
000 Argentario 1:50000
Traversata dell’Argentario, 27 febbraio 2020. Fragranze di alghe e di salmastro mi investono alla stazione di Orbetello. Salto sull’autobus e in un paio d’ore da una Roma cupa e inquinata sono nei colori e nei profumi di una luminosa Porto Santo Stefano.
Quante volte dalla spiaggia della Feniglia il mio sguardo si è librato verso il Monte Argentario, fantasticando di tentarne la traversata. E ora gli scarponi calcano i sentieri di quest’isola, collegata alla terraferma da tre esili fili.
La stretta asfaltata m’innalza con la ripidità di una scala e in meno di mezz’ora sono già oltre i 200 metri di quota, nell’azzurro dell’aria, con l’azzurro del mare. Corbezzoli, asfodeli, lentischi e soprattutto estesi e fioriti cespugli di rosmarino riempiono l’aria di colori e di aromi, già solcati da qualche ape precoce.
Seguo lunghe teorie di muretti a secco, calco verticale dei sentieri e segno di antica antropizzazione agricola di un isola incisa da una miriade di tracce: il problema non è trovare un cammino ma prendere quello giusto. Il sole riverbera sulle pietre sotto lo sguardo fisso del mare e Ossi di seppia echeggia nella mia mente.
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
L’acqua torna sul mio cammino, trecento metri più in basso, mentre procedo a fil di strapiombo verso la Torre Capo d’Uomo, sorta di prua protesa nel mare. Dai ruderi della torre costiera assaporo la sensazione del volo, fino al Giglio a Montecristo a Giannutri e alle vette innevate della Corsica.
Un sentiero di cresta mi porta ai 387 metri del Poggio Fornacelle, punto più elevato della camminata, e poi inanello una serie di ripidi saliscendi fra sentieri, tratturi e carrarecce, in un interno solitario dove oltre agli onnipresenti muretti, incontro i terrazzamenti di coltivi abbandonati e dirute cascine.
Cammina cammina mi riapprossimo al mare. Torre Capo d’Uomo mi saluta da lontano e scendo lieve verso Porto d’Ercole, giusto in tempo per una birra e l’autobus verso la stazione.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Eugenio Montale