Monti Invisibili
Anello della Feniglia
Quota 116 m
Data 7 aprile 2023
Sentiero non segnato
Dislivello 201m
Distanza 29,47 km
Tempo totale 7:10 h
Tempo di marcia 6:39 h
Descrizione Dalla stazione di Orbetello-Monte Argentario (10 m) per Via di Cameretta, Ansedonia (20 m, +1,09 h), lo Spacco della Regina (3 m, +30 min.) con visita della cavità (15 min.), la Torre della Tagliata (3 m, +5 min.), il Parco Archeologico dell’Antica città di Cosa (116 m, +30 min.) con visita del sito (30 min.), l’ingresso della Riserva Forestale del Tombolo della Feniglia (7 m, +10 min.), la Stele di Caravaggio (3 m, +1,33 h), Orbetello (2 m, +50 min.), il Parco delle Crociere (2 m, +25 min.), il Cimitero di Orbetello con le Tombe dei Trasvolatori (23 m, +25 min.) e la stazione (+17 min.). Escursione di buon passo con notevoli motivi d’interesse. Avvisati numerosi uccelli acquatici. Percorso completamente ciclabile con brevi tratti non ciclabili aggirabili.
068 Me
066 Savoia Marchetti s.55
065 Riquadro degli Atlantici
064 Parco delle Crociere
063 Parco delle Crociere
061 Parco delle Crociere
058 Parco delle Crociere
057 Parco delle Crociere
056 Parco delle Crociere
055 Laguna di Ponente Mulino spagnolo
054 Laguna di Ponente Mulino spagnolo
053 Stele di Caravaggio
051 Garzetta
050 Garzetta
049 Orbetello
048 Orbetello.
047 Spiaggia della Feniglia
046 Tombolo della Feniglia
045 Tombolo della Feniglia
044 Cosa
043 Cosa
041 Ulivo
040 Cosa
039 Cosa
037 Monte Argentario
036 Cosa
035 Cosa
034 Ansedonia
033 Torre della Tagliata
031 Spacco della Regina
030 Spacco della Regina
029 Spacco della Regina
028 Spacco della Regina
027 Spacco della Regina
026 Spacco della Regina
024 Spacco della Regina
023 Spacco della Regina
022 Spacco della Regina
021 Tagliata etrusca
020 Ansedonia Torre della Tagliata
019 Ansedonia
018 Ansedonia
016 Acquacoltura
015 Laguna di Levante
014 Via di Cameretta
013 Laguna di Levante fenicotteri
012 Laguna di Levante fenicotteri
011 Laguna di Levante fenicotteri
007 Laguna di Levante
006 Laguna di Levante
004 Laguna di Levante
003 Via di Cameretta
002 Orbetello
001 Roma Piazza San Pietro
000 Feniglia dislivello
Anello della Feniglia, 7 aprile 2023. Poche esperienze appagano e rasserenano il mio animo come il movimento lento sul territorio. E così, col far dell’età, divento sempre più un camminatore e un pellegrino: lunghe distanze più che dislivelli – meglio ancora distanze e dislivelli – ma comunque con una progressione continua di motivi d’interesse e un mondo che scorre lento come un fondale per i miei pensieri.
E se preferisco le montagne come palcoscenico per le mie scarpinate, ecco che fuori stagione anche il mare diviene una meta ambita. Silente e solitario, immerso nella luce tagliente di una giornata tersa, col solo rumore dei miei passi, del vento, della risacca e le grida degli uccelli marini.
Treno delle 6,31 da Roma San Pietro e già che ci sono ci vado a piedi, aggiungendo tre chilometri ai trenta che mi spettano e con una pattuglia della Polizia che mi scruta sospettosa mentre fotografo nella notte una Piazza San Pietro deserta.
Adoro questo treno tirrenico che sfiora silenzioso un mare che si accende dell’alba. Silenzioso come il ritmico tocco dei miei passi che dalla stazione di Orbetello prendono a calcare la piacevole Via di Cameretta. Serene magioni, filari di ulivi e il Monte Argentario che mi sorveglia all’orizzonte.
In cammino sfioro le pozze della Laguna di Levante, dove fenicotteri e aironi cinerini si specchiano nell’acqua immota; un treno merci passa sferragliando nell’indifferenza dei pennuti.
L’ingresso al promontorio di Ansedonia è salutato da una selva di divieti. Questo abitato, dove ville esclusive sono state ricavate nella bellezza della macchia mediterranea, mi fa pensare al Monopoli. Nel passato, nei borghi, le porte delle case erano sempre aperte verso la strada. Dalla strada e dalla socialità con vicini e passanti arrivavano Probabilità per migliorare la propria esistenza. Qui invece dalla strada si pensa (non sempre a torto) possano arrivare solo Imprevisti, così che è un fiorire di cancelli, inferriate, telecamere e divieti. Sfili per due chilometri in mezzo alle abitazioni, eppure sei solo, con rare viste anche verso il mare.
Ma ecco che la strada prende a scendere e da una ripida scaletta arriva nitido il sentore di salsedine. In breve calco le onde dell’antico Portus Cosanus, infrastruttura portuale della città romana di Cosa, dominata ora dalla Torre della Tagliata, o Torre Puccini per aver ospitato il compositore toscano. Un canale tuttora funzionante – la Tagliata, appunto – impediva l’insabbiamento del fondale grazie al movimento delle maree.
Due arrampicatori si allenano sulle pareti della falesia ed io scorgo presto la stretta apertura che dà accesso allo Spacco della Regina. Torcia in resta m’introduco in quest’angusta e alta faglia naturale, in un ambiente di penombra reso ancora più magico e misterioso dalla tenue luminosità che trafila dall’alto fra le fronde degli alberi. In due punti la pancia della montagna si allarga, fra giochi di luci e di ombre alcuni colombi frullano in alto tubando e poi esco nella grandiosità della terza sala. Un ambiente di roccia scura che sembra il fondo di un vulcano: luogo di segreti riti e di magie dei lucumoni etruschi.
Riguadagno la luce e mi avvio in cima al promontorio, dove mura ciclopiche serbano fra gli ulivi i ruderi dell’antica città di Cosa, con una vista che su un fondale turchese spazia dal Monte Argentario al Tombolo della Feniglia a Orbetello e alla sua laguna.
Un trancio di pizza della consorte e sotto un sole grato raggiungo il Tombolo della Feniglia. Il cammino è ora lungo è un po’ monotono nella vasta e silente pineta, ma basta far andare i pensieri e il tempo vola. Mi sposto sulla grande spiaggia che ho sempre conosciuto vociante e ingombra di ombrelloni e bagnanti; quindi costeggio la laguna, fra fenicotteri, aironi e aromatiche fioriture di rosmarino che si stagliano su una vista veneziana di Orbetello. Su questo arenile la leggenda narra sia morto di febbri Caravaggio ed è d’uopo anche una visita alla brutta stele posta in memoria.
Termina il Tombolo e una pista ciclabile agevola ora il mio arrivo in una Orbetello che inizia a popolarsi dei villeggianti dell’ormai prossima Pasqua. Ma io ho un'altra meta. Solco rapido le vie del borgo, attraverso Porta Nuova e accedo al dimenticato Parco delle Crociere, dove nell’Esedra dei Trasvolatori Atlantici sono raccolte eroiche memorie aeronautiche. Questo era infatti il sedime dell’idroscalo militare (distrutto dai tedeschi in ritirata) dal quale partirono le trasvolate transoceaniche del 1930 e del 1933, pianificate e portate al successo da Italo Balbo. Se oggi scavalchiamo gli oceani quasi senza accorgercene, lo dobbiamo anche a questi ardimentosi e incoscienti che osarono quello che si pensava fosse impossibile.
A questo punto la memoria si completa un chilometro più avanti nel Cimitero di Orbetello, dove nel Riquadro degli Atlantici riposano Italo Balbo e il suo equipaggio, periti in quello strano incidente presso l’aeroporto di Tobruk il 28 giugno 1940. Intorno, coloro che presero parte alle trasvolate con i velivoli Savoia-Marchetti S.55.
Un sereno omaggio a questa pagina gloriosa, colposamente dimenticata, e mi avvio a chiudere con una birra questa plurichilometrica e ricca camminata.