Monti Invisibili
Stazione di Palena – Monte Amaro
Quota 2.793 m
Sentiero segnato
Dislivello in salita 2.149 m
Dislivello in discesa 613 m
Distanza 23,06 km
Tempo totale 10:51 h
Tempo di marcia 10:00 h
Cartografia Il Lupo Majella
Descrizione Dalla stazione di Palena (treno da Sulmona ore 6,32-7,13) per monte Porrara (2.137 m, +2,26 h), Guado di Coccia (1.652 m, +1,48 h), la Tavola Rotonda (2.403 m, +3,08 h), il Fondo di Femmina Morta, la Valle di Femmina Morta, grotta Canosa e il bivacco Pelino (+3,29 h). Giornata perturbata, con ampio innevamento sopra i 2.500 metri e pioggia nell’ultimo tratto. Notte a +2° C con qualche scossa di terremoto. Bivacco Pelino in pessime condizioni, porta quasi dissaldata, vetro rotto, coibentazione staccata, infiltrazioni d’acqua, pancacci bagnati e divelti, sporcizia: impossibile frequentazione invernale.
 
Nel 2010 il bivacco Pelino è stato ristrutturato e ripulito, rifatti il pavimento in legno e la coibentazione, saldata la porta, rinnovate le cuccette che ora consistono in 10 posti letto a castello. All'ottobre 2017, data della mia ultima visita, era ancora in discrete condizioni.
 
07 prima tappa log

Traccia GPS

08 prima tappa dislivello
08 prima tappa dislivello

010 Valle di Femmina Morta

010valledifemminamorta

008 Bivacco Pelino

008bivaccopelino

007 Monte Porrara

007monteporrara

005 Verso monte Porrara

005versomonteporrara

004 Verso monte Porrara

004versomonteporrara

003 Treno per Palena

Stazione di Palena, 1.257 metri di quota, ore 7,45. Guardo il sentiero davanti a me e provo la stessa sensazione che avvertii anni fa alla stazione Termini di Roma guardando i binari che mi avrebbero portato a Pechino. Mi sembra impossibile che quella flebile traccia impressa nel terreno mi condurrà per vette e per valli fino ad approdare a Fiastra, 200 chilometri lineari più a nord. Allora 11.000 chilometri col treno; oggi 200 a piedi. La proporzione vale.
Iniziamo a camminare verso il monte Porrara in un sereno ambiente di boschi che presto si fa cresta affilata. Alle nostre spalle risplende nel riverbero l’ampia pianura di Quarto Santa Chiara, mentre i profumi delle erbe e delle rocce pervadono l’aria nell’umidità del mattino.
Raggiungiamo i 2.137 metri della vetta proprio mentre i nembi cominciano ad addensarsi intorno a noi. Scendiamo rapidamente al vado di Coccia lungo un aereo crinale e affrontiamo la faticosa salita al monte Amaro attraverso un poco piacevole pendio devastato da impianti di risalita e piste da sci. Una pioggia tenue ci coglie proprio al termine del ripido sentiero, che presto si inoltra in vallette smeraldine pressate sotto una cappa di nebbia.
Riprendiamo a salire attraverso la lenta Valle di Femmina Morta, in un paesaggio primordiale ancora abbondantemente innevato. Il bivio per l'Altare dello Stincone, la grotta Canosa e finalmente appare la cupola rossa del bivacco Pelino, appena sotto i 2.793 metri del monte Amaro, la cima più alta della Majella.
Siamo defatigati, inzuppati, infreddoliti e la spartana struttura geodetica in ferro ha solo dei pancacci in legno per poggiare i sacchiletto; ma l'ebbrezza della quota, della fatica compiuta e del panorama ineguagliabile sotto veloci treni di nembi, fanno dimenticare qualsiasi scomodità. Ceniamo e ci rifugiamo nei sacchiletto, mentre fuori il vento ulula selvaggio e nella notte un paio di terremoti arrivano a scuotere la lieve costruzione.
 
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