Monti Invisibili

Monte Gennaro

Quota 1.275 m

Data 18 novembre 2018

Sentiero segnato

Dislivello 1.041 m

Distanza 17,43 km

Tempo totale 7:41h

Tempo di marcia 6:04 h

Cartografia Il Lupo Lucretili

Descrizione Da quota 381 a nordovest di Marcellina per la Scarpellata, Monte Gennaro (1.275 m, +2,15 h), Il Pratone (1.029 m), la chiesetta abbandonata (1.021 m, +50 min.), la fonte bassa di Campitello (1.025 m, +30 min.), la Valle Cavalera, Prato Favale (808 m, +1,17 h), il vecchio sentiero che taglia l’asfaltata, Marcellina (317 m, +52 min.) e la macchina (+20 min.). Piacevole escursione in ambiente affollato e quasi pienamente invernale.

06gennarolog

Traccia GPS

07gennarodislivello
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032 Valle Cavalera

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031 Valle Cavalera

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030 Campitello

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029 Campitello

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026 Campitello

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025 Campitello

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024 Il Pratone chiesetta

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023 Il Pratone

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022 Il Pratone

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021 Verso Il Pratone

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020 Verso Il Pratone

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019 Verso Il Pratone

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016 Monte Gennaro

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015 Monte Gennaro Il Pratone

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013 Monte Gennaro Monteflavio

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012 Monte Gennaro La Torretta

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011 Verso Monte Gennaro

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009 Verso Monte Gennaro

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008 Verso Monte Gennaro

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007 Verso Monte Gennaro

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006 Palombara Sabina

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005 La Scarpellata

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004 La Scarpellata

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003 La Scarpellata

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001 Caprareccia

Monte Gennaro, 18 novembre 2018. Sono oltre venticinque anni che bazzico i sentieri del Gennaro e ogni volta ancora mi stupisco di quanto sia difficile cogliere l’essenza orografica di queste montagne, di come sia complesso costruirsi una mappa mentale dei rapporti spaziali fra le cime, le valli e i canaloni di questo territorio. Malgrado una superficie limitata, infatti, le continue ondulazioni e l’estesa copertura boschiva fanno apparire le distanze maggiori di quelle che sono.

E Sara non c’è mai stata, così ho io l’onore di condurla per la prima volta alla scoperta di queste montagne romane, terreno di gioco prediletto degli scarpinatori capitolini.

Mettere nelle gambe un po’ di dislivello è oggi un imperativo e così ci avviamo da Marcellina su per la Scarpellata, l’antica via scavata a scalpello (da cui il nome) che conduceva le greggi verso i pascoli alti.

Autunno e inverno mischiano i colori in un ambiente rovinato ed eroso, con una vegetazione scarna e cespugliosa che non distrae dagli usuali racconti di esperienze vissute e sperate.

Scavallato il Colle del Tesoro il paesaggio muta e, con le vedute che da Palombara Sabina si allungano verso Roma, entriamo in un bosco di agrifogli dalle rosse bacche e di grandi faggi dai tronchi contorti che innalzano verso il cielo braccia screziate di autunno.

Sassosi pendii ci portano infine ai 1.275 metri della cima: camminatori che vanno, camminatori che vengono, un signore di 80 anni ha portato su il nipote di 13. Il vento è gelido, il sole opaco, la vista si estende fino a Roma, forse al mare.

Le gobbe delle Schiene degli Asini ci calano sullo sconfinato Pratone e poi per sconnesse pietre siamo al più intimo Campitello, denso di mucche e di cavalli.

Un luogo dove ho piantato la tenda tante di quelle volte da sentirmi come a casa.

Il grande fontanile getta copioso nelle vasche smeraldine di alghe e noi sediamo al sole a godere dell’ultimo tepore della giornata.

L’animo è sereno lungo le pietre affioranti della Valle Cavalera. Poi da Prato Favale scendiamo per il vecchio sentiero che taglia l’ottusa asfaltata.

Marcellina è l’occasione per birra e patatine e poi gli ultimi passi ci conducono di nuovo alla macchina.

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