Monti Invisibili
Monte Follettoso
Quota 1.005 m
Data 2 gennaio 2023
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 975 m
Distanza 21,69 km
Tempo totale 8:25 h
Tempo di marcia 7:14 h
Cartografia Il Lupo Lucretili
Descrizione Dalla Sella di Prato Favale (782 m) per la deviazione per il Conventillo (805 m, +35 min.), il Conventillo (730 m, +45 min. a/r), il campo sportivo (843 m, +20 min.), la deviazione per la Muraccia del Poggio (758 m, +26 min.), la Muraccia del Poggio (777 m, +17 min. a/r), la Madonna dei Ronci (611 m, +45 min.), la Sorgente Vena Caprara (810 m, +47 min.), l’Area Capriolo (900 m, +14 min.) e la deviazione per Monte Follettoso (1.005 m, +23 min. a/r), Prato delle Forme (858 m, +15 min.), il Fosso Vena Scritta, Fonte Campitello Alta (1.045 m, +47 min.), Fonte Campitello Bassa (1.025 m, +6 min.), la Valle Cavalera e la Sella di Prato Favale (+1,34 h). Appagante escursione in ambiente invernale e solitario.
047 Verso Prato Favale
045 Campitello
044 Campitello
043 Fonte Campitello bassa
042 Fonte Campitello bassa
040 Fonte Campitello alta
039 Fosso Vena Scritta
038 Fosso Vena Scritta
037 Fosso Vena Scritta
036 Piano delle Forme
035 Monte Follettoso
034 Area capriolo
033 Sorgente Vena Caprara
032 Madonna dei Ronci
031 Madonna dei Ronci
030 Verso Madonna dei Ronci
029 Verso Madonna dei Ronci
028 Verso Madonna dei Ronci
027 Muraccia del Poggio cesoie
026 Muraccia del Poggio cesoie
025 Muraccia del Poggio
024 Muraccia del Poggio
023 Verso le Muraccia del Poggio
022 Verso il campo sportivo
021 Salita dal Conventillo
020 Il Conventillo
019 Il Conventillo
018 Il Conventillo
017 Il Conventillo
016 Il Conventillo
015 Il Conventillo
014 Il Conventillo
013 Il Conventillo
012 Il Conventillo
011 Il Conventillo
010 Verso Il Conventillo
009 Verso Il Conventillo
008 Verso Il Conventillo
007 Verso Il Conventillo
006 Verso Il Conventillo
005 Verso Il Conventillo
004 Verso Il Conventillo
003 Pendici di Monte Morra
002 Sella di Prato Favale
001 Marcellina
000 Follettoso dislivello
Monte Follettoso, 2 gennaio 2023. Quando nell’ormai remoto 1995 lessi Ritorno in Patagonia – delizioso libriccino scritto a quattro mani da quei campioni d’avventure che sono stati Bruce Chatwin e Paul Theroux – rimasi ammaliato da questa frase, attribuita da Chatwin al naturalista William Henry Hudson, il quale evocava una morte patagonica: “L’uomo che finisce la sua corsa cadendo da cavallo, o che viene trascinato via dalla corrente mentre guada un fiume in piena, nella maggior parte dei casi ha trascorso una vita più felice di chi muore di apoplessia in un ufficio o in una sala da pranzo”.
Ma nei giorni scorsi è morto in montagna il papà di due compagne di mia figlia e queste parole mi appaiono ora più pesanti. Non che m’importi troppo di me, ma tengo famiglia e mi deve importare di lei. E le mie uscite solitarie si fanno sempre più pericolose con l’incedere dell’età.
Guarda caso questa escursione in programma da tempo è proprio nel luogo dove è accaduto l’incidente. Non ci ho dormito due giorni: “ma lascia stare… chi te lo fa fare…” E poi figuratevi mia moglie…
Inoltre mi sembra che noi appassionati di natura – pur magari credenti per tradizione o convinzione – si diventi tutti un po’ animisti, arrivando ad attribuire ad alberi e rocce una qualche qualità sovrannaturale, soprattutto quando ci troviamo da soli, magari all’imbrunire, al loro cospetto.
Insomma, sono andato, e come mi sono trovato da solo nella natura – il mio ambiente – ogni timore si è fugato, ma non posso negare di aver avvertito la presenza di Enrico appoggiandomi agli stessi sassi, sfiorando gli stessi tronchi, aggirandomi in quelle rovine dove era stato lui.
È un mattino fosco e uggioso quando mi metto in cammino da Prato Favale su una traccia fangosa che fende l’inverno. Ma il cielo presto si apre facendo luogo a una giornata calda e luminosa.
Rimuginando i miei pensieri presto sono alla deviazione per il Conventillo, luogo dove è avvenuto il fattaccio. Non senza timore affronto lo sconnesso (ma segnato) sentiero che ballonzola fra massi e alberi, sfioro le vie di arrampicata del Monte Morra e giungo alla famigerata catena a fil di terreno che dovrebbe aiutare la discesa ma che invece sembra più atta a farmi inciampare.
Il sentiero traversa quindi la ripida costa senza problemi e si affaccia sotto il diruto romitorio, abbarbicato per tre piani alla parete a copertura di grotte sottostanti. Accedo agli antichi ambienti, su scalette sconnesse, con tracce di affreschi che si affacciano sulla valle solatia. Tutto silente e abbandonato, ma qui dovevano essere orti e alberi da frutto e cantilene salmodianti. Nella mistica solitudine del luogo avverto densa la presenza di Enrico.
Se nella prudenza della discesa mi ci è voluta mezz’ora, ora in dieci minuti sono di nuovo su e riprendo il mio assolato cammino su sentieri abbandonati e solitari, alti sul Vallone dei Ronci. Sfodero le cesoie e mi apro un varco verso le panoramiche Muracce del Poggio, resti del poderoso castello Orsini di Poggio Runci, dove a gennaio gusto anche qualche mora.
Poi giù su tracce fangose, dove il sentiero si fa ruscello, in fossi oscuri di aceri e carpini illuminati da muschi fosforescenti.
Le perdute mura della chiesa della Madonna dei Ronci sono avvolte in una densa bambagia di spini che rende vana ogni volontà di avvicinamento. Questi Lucretili che oggi pensiamo disabitati e deserti, invece nel medioevo erano tutto un brulichio di vie e di genti lungo i tratturi fra la Sabina e l’Abruzzo.
Lento pede risalgo piccino un bosco d’alto fusto, mi disseto alla Sorgente di Vena Caprara e con rapida cresta sono ai 1.005 metri del Monte Follettoso che mi svela tutta la complessità di questo territorio.
Dal ventoso Prato delle Forme entro presto nel cupo Fosso Vena Scritta e con salita regolare approdo finalmente all’intimo prato di Campitello, dove, vicino al grande fontanile, lenticchie e salsicce avanzi di Capodanno sono gradito desco per la giornata.
Vestito di nubi il sole volge all’orizzonte, l’aria rinfresca ed io carico la mia radica. Sbuffando fumo mi avvio fra i miei pensieri. Mi sento più al sicuro qui nella solitudine della natura che nella calca della città. Se mai mi capiterà un fattaccio e avrò tempo di dolermene, probabilmente mi pentirò di non essermi dato alla piegatura delle sdraio in spiaggia, ma ora… meglio uno zaino in spalla.