Monti Invisibili
Tagliacozzo - Monte Velino - Rifugio Sebastiani
Quota 2.486 m
Data 27 giugno 2024
Percorso segnato
Dislivello in salita 2.165 m
Dislivello in discesa 902 m
Distanza 29,14 km
Tempo totale 13:22 h
Tempo di marcia 11:52 h
Cartografia Il Lupo Velino-Sirente
Descrizione Dal B&B La Collina di Tagliacozzo (760 m) per Sorbo (820 m, +1,21 h), l’attraversamento dell’autostrada A25 (695 m, +1,28 h), Magliano de’ Marsi (730 m, +12 min.), Corona (900 m, +1,08 h) e il Sentiero 5 per la vetta del Monte Velino (2.486 m, +5,11 h). Proseguimento per il Colle del Bicchero (2.075 m, +1,34 h), il Colle dell’Orso (2.175 m, +30 min.) e il Rifugio Sebastiani (2.102 m, +28 min.). Traversata faticosa in giornata splendida.
102 Rifugio Sebastiani.
101 Cimata di Puzzillo
100 Monte Bicchero
098 Monte Bicchero
097 Capo di Teve
096 Verso Monte Bicchero
095 Capo di Teve
094 Capo di Teve
093 Scendendo dal Velino
092 Da Monte Velino
091 Monte Velino
090 Monte Velino
089 Monte Velino
088 Monte Velino
087 Monte Velino
086 Monte Velino
084 Verso Monte Velino
083 Verso Monte Velino
082 Verso Monte Velino
081 Il Tortiglione
080 Piana del Fucino
079 Monte Gennaro
078 Piana del Fucino
077 Verso Monte Velino
076 Verso Monte Velino
075 Verso il sentiero 5
074 Corona
073 Monte Velino
072 Verso Corona
071 Gatto
070 Magliano de' Marsi
069 Magliano de' Marsi e Monte Velino
068 Verso Magliano de' Marsi
067 Chiocciola
066 Sorbo
065 Sorbo
064 Sorbo
063 Sorbo
000 Quinta tappa dislivello
Rifugio Sebastiani, 27 giugno 2024. L’impresa è compiuta! Con i nostri passi abbiamo ricucito le cesure del territorio e ora – almeno per noi – Roma è riunita al Velino. Questo in una modalità di movimento capace di ricondurre il tempo, lo spazio, la vita a dimensioni di nuovo umane, dove la frenesia quotidiana non è di casa.
Oggi salendo faticosamente al Velino abbiamo scorto il Monte Gennaro, e non appare proprio possibile fossimo là solo l’altroieri. Ma la cadenza del passo dilata i giorni e le ore spingendo lontano il passato e il futuro, favorendo la capacità di vivere il qui e l’ora: condizione non sufficiente, ma comunque necessaria per la felicità.
Colazione e due chiacchiere con Valentina e alle 5,20 di un’alba nitida siamo già in cammino su una combinazione di deserte asfaltate che divengono sterrate.
Scendiamo ai Campi Palentini e dopo l’autostrada, alle 9 del mattino, è già tempo di birra e gelato a Magliano de’ Marsi, tappa sul cammino anche di Edward Lear alla metà dell’800: “Al mattino presto di buon’ora siamo arrivati a Magliano, un paesino pulito e fiorente di millecinquecento abitanti, situato su di un’altura isolata sotto il maestoso Monte Velino e dal quale si gode una veduta ampia sui Campi Palentini. A Magliano le strade sono pulite, le case in buon ordine e stato; la piazza poi, un lato della quale è formata dal palazzo Masciarelli, è un esemplare perfetto di tranquillità proprietà feudale”.
Con piacevole percorso, piluccando ciliege selvatiche, raggiungiamo Massa d’Albe, che ho sempre ritenuto essere la Fontamara di Ignazio Silone: “Ho dato questo nome a un antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del prosciugato lago del Fucino, nell’interno di una valle, a mezza costa fra le colline e la montagna”. Due chiacchiere con un nativo all’ombra del fontanile e ci carichiamo dell’acqua per affrontare la lunga salita alla vetta.
Salita che si rivela subito micidiale, come se l’aspettavano le nostre esauste gambe. Arranchiamo senza sosta, superiamo l’impegnativo salto iniziale e progrediamo in un’ascesa infinita, mentre il mondo sotto di noi diviene una carta topografica nella quale risplende il Fucino. Ogni volta che salgo da qui, soprattutto quando in basso ristagnano le nebbie, cerco di figurarmi quale doveva essere l’effetto quando c’era il grande lago, come lo ricorda Alexandre Dumas: “Non è facile esprimere l’impressione che si prova dinnanzi a quella immensa distesa d’acqua che appare all’improvviso dopo una salita di trentadue miglia e che sembra un mare trasportato tra i monti, come disse Strabone, rimirando il lago dall’alto: ‘Propre Albam fucentem est lacus Fucinus, magnitudine maris similis: eo utuntur principe Marsi et finitimi omnes’. Il che tradotto vuol dire “presso è il lago Fucino, simile a un mare, di cui si servono i Marsi e i popoli vicini”.
Finalmente scorgiamo la croce di vetta e siamo sul Monte Velino che sono quasi le 16. La nostra camminata è compiuta: siamo stanchi, appagati, felici.
Valli su valli, vette su vette e oltre: il nostro cammino è quasi tutto in vista, più stanchi nel corpo, più forti nell’animo, come scriveva nel 1908 la viaggiatrice inglese Anne MacDonell: “Quando si attraversano i suoi confini irregolari, l’uomo ritrova se stesso appena ha superato la prima delle numerose difese naturali che l’Abruzzo oppone alla vita moderna. Se ti addentri appena un po’, dai pendii più alti delle tre piramidi del Monte Velino scorgerai la meraviglia di questa terra e il terrore che nello stesso tempo essa suscita: catene di montagne che si susseguono e una barriera dopo l’altra isolano valli da altre valli e rendono estranea l’una all’altra, la gente degli altopiani e delle pianure”.
Ma il cammino è ancora lungo e impegnativo. Scendiamo su sconnesse tracce e traversiamo poi col sole obliquo la grande cordonata che separa la Val di Teve dalla Valle Majelama.
Ormai non manca molto e presto baluginano gli occhi verdi di Eleonora che ci accolgono nel suo Rifugio Sebastiani. Siamo veramente doloranti ma l’atmosfera rilassante del rifugio ritempra presto le nostre forze, insieme a una cena calda e a mezzo litro di birra.