Monti Invisibili
Riserva Naturale di Monte Mario
Quota 136 m
Data 30 dicembre 2016
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 185 m
Dislivello in discesa 257 m
Distanza 8,17 km
Tempo totale 2:20 h
Tempo di marcia 2:10 h
Cartografia IGM 374 sez. IV Roma Nord-Ovest
Descrizione Dal Cimitero Francese di Guerra la Farnesina di Via Casali di Santo Spirito (110 m) a Via Romeo Romei (30 m).
Parco di Monte Mario, 30 dicembre 2016. Può suonare strano a chi ne soffre ogni giorno il traffico congestionato, ma Roma è la seconda città più verde d’Europa dopo Oslo, con una disponibilità di verde urbano di 131,7 metri quadrati per abitante, contro un valore medio nazionale di 93,6. A questo si aggiunge che è anche il primo comune agricolo europeo per aree coltivate presenti entro i propri confini.
Parchi, ville e giardini storici costellano infatti la Capitale, creando un polmone verde ben noto a chi ama muoversi a piedi e in bicicletta. E molte di queste aree, anche ben interne alla cerchia urbana, sono rimaste isolate e selvagge soprattutto nelle loro parti più profonde, con boschi, laghi, stagni e ruscelli popolati da volpi, cinghiali, ricci e rapaci. Ad esempio la Riserva dell’Insugherata e quella della Valle dell’Aniene, ma anche il Parco del Pineto o quello di Monte Mario, del quale siamo tornati oggi alla scoperta.
Senza necessità di ricorrere all’autovettura, ci affidiamo invece al precario servizio pubblico cittadino, per raggiungere uno dei meno conosciuti ingressi del parco in Via Casali di Santo Spirito, traversa cieca di Via della Camilluccia.
La giornata feriale ci permette anche l’accesso alla panoramica perla di quiete del Cimitero Militare Francese di Guerra, dove fra alberi e marmi giacciono le spoglie dei soldati caduti sul fronte della Campagna d’Italia fra il 1943 e il 1944.
E camminando fra le silenziose lapidi appare evidente che più che francese siamo di fronte a un cimitero nordafricano: mezzelune, maioliche blu, Ben Ali, Mohamed, Moussafi e tanti Inconnu (ignoto) si accompagnano a minoritarie croci, tutti Mort pour la France.
Si tratta dei goumier, soldati di nazionalità marocchina incorporati nell'esercito francese, che nei giorni successivi allo sfondamento della Linea Gustav si resero autori delle cosiddette marocchinate, violenze sessuali di massa su donne, bambini, uomini e anziani, avvenute probabilmente con l’acquiescenza delle autorità militari transalpine.
La leggenda vuole che fu lo stesso generale Alphonse Juin, comandante del corpo di spedizione francese in Italia, a decidere di motivare i goumier, alla vigilia della difficile battaglia di sfondamento della Linea Gustav, con un comunicato: “Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete.”
Il comunicato non fu mai confermato ufficialmente, ma fu purtroppo confermato dai fatti: la linea fu sfondata e goumier senza controllo si avventarono su paesi della provincia di Latina e Frosinone come Esperia, Castro dei Volsci, Ausonia, Supino, Formia, Terracina, San Felice Circeo, Roccagorga; secondo le fonti ufficiali furono stuprate, spesso in gruppo, più di 7.000 donne dagli 8 agli 85 anni e sodomizzati 800 uomini. Molte persone morirono per le ferite riportate e molte furono poi le nascite.
Su questi fatti Alberto Moravia scrisse La ciociara e Vittorio De Sica ne trasse l’omonimo film con Sophia Loren.
Per il resto il fine giustificò i mezzi – e purtroppo anche gli interi – e il 3 novembre 1946 fu proprio il generale Juin a porre la prima pietra del memoriale, inaugurato poi l’anno successivo.
Riprendiamo pensierosi il nostro cammino in un susseguirsi di boscosi saliscendi su sterrate sabbiose che ricordano il probabile nome di Monte Mario, dalle conchiglie fossili che condussero la mente dei Romani al mare.
In una tipica vegetazione mediterranea di lecci, sughere e cisto su cui svettano alti pini marittimi, si aprono inusuali vedute di Roma, sulla quale spicca la mole del Monte Gennaro con Olimpico, Tevere e Foro Italico in primo piano. Una stretta valle, dove non giunge più neanche il rumore del traffico, e siamo all’Osservatorio astronomico, vicini al punto dove transita il Primo Meridiano d’Italia, quello delle vecchie carte IGM con datum geodetico Roma 40.
La nuova variante della via Francigena, realizzata in agevole brecciolino in discesa, ci scapicolla infine verso la natalizia frenesia cittadina, dove con una birra, un panino e un toscano meditiamo su quante cose si possono scoprire durante una mattinata di cammino per una Roma insolita e selvaggia.