Monti Invisibili
Data 20 dicembre 2015
Sentiero non segnato
Dislivello in salita 137 m
Dislivello in discesa 94 m
Distanza 8,26 km
Tempo totale 2:20 h
Tempo di marcia 2:10 h
Cartografia IGM 374 sez. IV Roma Nord-Ovest
Descrizione Dalla stazione Cipro della metropolitana linea A per Monte Ciocci, la ciclabile sopra la linea ferroviaria FL3, Via Proba Petronia, l’ingresso nel Parco del Pineto, il sottopasso ferroviario, la Cresta delle Sughere, Valle Aurelia, l’anello della Pineta Sacchetti, la strada interpoderale che inizia di fronte al Casale del Giannotto e la stazione Appiano Proba Petronia della linea ferroviaria FL3.
026 Pineta Sacchetti
025 Pineta Sacchetti
024 Pineta Sacchetti
023 Pineta Sacchetti Scimmione 2005
022 Pineta Sacchetti Scimmione 2015
020 Parco del Pineto
019 Ragno
017 Parco del Pineto
015 Parco del Pineto
014 Parco del Pineto
013 Fontanile
012 Goccia
011 Cresta delle Sughere
010 Cresta delle Sughere
009 Cresta delle Sughere
007 Cresta delle Sughere
006 Parco del Pineto
004 Parco del Pineto
002 Pista ciclabile FL3
001 Da Monte Ciocci
000 Verso Monte Ciocci
Parco del Pineto, 20 dicembre 2015. Il sentiero taglia evidente la sughereta, scende verso un ruscello che guadiamo da un sasso all'altro, mentre il vibrare delle libellule riempie l'aria. Risaliamo la collina in direzione di un antico casale e improvvisamente appare vicino il cupolone. Sembra uno scenario campestre e invece ci troviamo nel cuore di Roma, ad appena mezz'ora di cammino da una giubilare Piazza San Pietro.
Le bimbe sono alla prima uscita scout e con Alfredo e Giancarlo ci avviamo per una breve fuga nei boschi nel Parco Regionale Urbano del Pineto, a un tiro di schioppo da casa, prima dell’inevitabile immersione nello shopping natalizio.
Roma è paludata da un’inusuale massa nebbiosa quando ci incontriamo alla fermata Valle Aurelia della ferrovia Roma-Viterbo e della linea A della metropolitana. Saliamo le vecchie scalette in mattoncini e siamo al belvedere di Monte Ciocci, da dove si gode un insolito panorama della Capitale, con il cupolone in primo piano e la corona delle montagne: dal Terminillo al Gennaro, dal Velino al Vallevona; ma oggi… nebbia.
La nuova pista ciclabile sulla ferrovia FL3 ci porta in breve all’ingresso del parco; un parco strano, dove solo i bordi sono in parte curati e (malamente) manutenuti e gli altri 240 ettari lasciati al selvaggio e alla natura. Numerosi i sentieri e le tracce, tuttavia solo chi li conosce è in grado di districarcisi. Ma io in questo parco ci sono cresciuto e qui hanno corso tutti i miei cani.
Infilandoci nella vegetazione scendiamo nella Valle dell’Inferno e dopo aver sguazzato nel fango, imbocchiamo il sentiero sulla destra che si arrampica evidente fra canne e rovi. Il cammino si svolge ora su una lunga dorsale, in una macchia di querce da sughero dalla spessa corteccia. La presenza della città è ricordata solo dal rumore delle automobili che percorrono la vicina Via Damiano Chiesa. In pochi minuti siamo a un tratto spettacolare, dove l'erosione del friabile suolo sabbioso ha creato un paesaggio di canyon e calanchi in miniatura, con sfumature dal rosso al giallo oro.
Il sentiero prosegue, alternando bosco fitto a tratti aperti. Due volte si abbassa e alla seconda depressione raggiungiamo la valle alla nostra sinistra. Ora il percorso prosegue in piano fra due elevazioni boscose, costeggiando sulla destra la collina dell'andata. Il rumore di Roma è ormai solo un ricordo e alla vista non restano che alberi, cielo e prati.
Dieci minuti di cammino e siamo a un ruscello che guadiamo per risalire proprio di fronte ai resti di un vecchio fontanile. La traccia si inoltra in una zona paludosa e per non farci mancare nulla in una di acquitrini, pullulante di girini nei mesi di maggio e giugno. Il guado è facilitato da palanche di legno che periodicamente vengono generosamente rimpiazzate da volontari. Volgiamo verso destra su uno stradello interpoderale e proprio di fronte a un tombino in cemento leggermente rialzato, saliamo verso sinistra un ripido sentiero con facili e incisi gradoni di arenaria e sabbia. Giunti sulla parte bassa dell’ampio pianoro lo costeggiamo sulla sinistra, con ampi panorami sulla sottostante Valle Aurelia, detta anche Valle dell'Inferno, probabilmente per la presenza, fin dai primi secoli dopo Cristo, di numerose fornaci per la produzione di laterizi; due ciminiere sono ancora visibili sopra i resti semidiroccati delle strutture.
Il sentiero prosegue lungo il ciglio senza possibilità di errore, volgendo infine alla Pineta Sacchetti, dal nome del Cardinale Giulio Sacchetti che nel 1625 fece costruire qui la sua villa. Camminando fra gli alberi, un magnifico panorama abbraccia pressoché tutta la Capitale, estendendosi sino ai Lucretili a sinistra e ai Castelli Romani a destra.
Raggiungiamo lo scimmione, scolpito in un tronco di pino anni fa da mano ignota e ormai completamente vandalizzato. Siamo poi alla fattoria diroccata – ancora con le aie per la battitura del grano e in uso fino agli anni 50 – e al vicino Casale del Giannotto, ora biblioteca comunale e casa del parco.
Proprio perpendicolare a questo inizia la strada interpoderale che in cinque minuti ci riporta agli acquitrini e in breve all’uscita.
Un saluto, gli auguri di Natale e ora siamo pronti anche per lo shopping con le mogli.