Monti Invisibili

Monte Crepacuore

Quota 1.997 m

Data 6 giugno 2020

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 1.866 m

Distanza 29,87 km

Tempo totale 11:55 h

Tempo di marcia 10:52 h

Cartografia Il Lupo Monti Ernici

Descrizione Dall’area di sosta di Piano Sacramento (643 m) per l’Eremo di Santa Maria del Cauto (1.173 m, +1,10 h), il Pertuso (1.138 m, +12 min.), Monte Crepacuore (1.997 m, +2,41 h), il Valico della Selvastrella (1.866 m, +40 min.), la Fonte del Pozzotello (1.850 m, +8 min.), la Sella del Pozzotello (1.946 m, +12 min.), il Passo del Diavolo (1.903 m, +44 min.), lo Iubero dell’Ortara (1.840 m, +8 min.), Monte Ortara (1.908 m, +20 min.), la Costa dell’Ortara, il Rifugio Pietra Acquara (1.236 m, +2 h), l’area di sosta la Fossa (616 m, +2,32 h) e quella di Piano Sacramento (+5 min.). Escursione lunga e faticosa in ambiente grandioso e selvaggio con lunghi tratti di fuori sentiero con problemi di progressione e orientamento. Avvistati un cervo e una coppia di lepri.

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Traccia GPS

07crepacuoredislivello
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046 Rifugio Pietra Acquara

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045 Verso Rifugio Pietra Acquara

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044 Costa dell'Ortara

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043 Monte Ortara

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042 Da Monte Ortara

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041 Da Monte Ortara

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040 Verso Monte Ortara

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039 Iubero dell'Ortara

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038 Verso il Passo del Diavolo

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037 Sella del Pozzotello

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036 Fonte del Pozzotello mucca

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035 Fonte del Pozzotello mucca

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034 Valico della Selvastrella

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032 Monte Viglio

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031 Monte Crepacuore

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030 Valle Roveto

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029 Cresta del Crepacuore

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028 Verso Monte Crepacuore

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027 Genzianelle

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025 Verso Monte Crepacuore

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024 Verso Monte Crepacuore

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023 Verso Monte Crepacuore

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022 Il Pertuso

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021 Il Pertuso

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020 Il Pertuso

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019 Il Pertuso

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018 Verso il Pertuso

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017 Verso il Pertuso

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015 Eremo di Santa Maria del Cauto

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013 Eremo di Santa Maria del Cauto

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011 Eremo di Santa Maria del Cauto

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010 Eremo di Santa Maria del Cauto

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009 Eremo di Santa Maria del Cauto

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008 Verso Eremo del Cauto

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007 Verso Eremo del Cauto

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006 Il Pertuso

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005 Verso Eremo del Cauto

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004 Verso Eremo del Cauto

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003 Verso Eremo del Cauto

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002 Verso Eremo del Cauto

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001 Piano Sacramento

Monte Crepacuore, 6 giugno 2020. Di cosa è fatta la montagna? Di materia, di roccia, di terra, di ghiaccio? No, la montagna è fatta degli elementi della sua essenza: di boschi, di acque, di creste, di flora e di fauna. Entità primigenie dove rispecchiare il nostro animo. E una scorpacciata di tali elementi è stata questa camminata, andata oltre le aspettative e le forze, che da venti è arrivata a trenta chilometri, per tacere del tempo e del dislivello.

Sono da poco rintoccate le sette quando da Piano Sacramento mi avvio in un bosco riverberante di sole, con il dolce rombo di Zompo Lo Schioppo che conduce l’andatura. Passo sopra l’invisibile cascata e penetro in un mondo di acque scroscianti e svettanti essenze arboree. Tintinnanti ruscelli, patriarchi contorti, massi muscosi; lungo un sentiero che sale a svolte feroci la ripida montagna.

Dal Pertuso lambisco incurvate pareti marnose e sono all’abbarbicato Eremo di Santa Maria del Cauto, che si eleva mistico e solitario nella muraglia. Il mio animo è troppo piccolo per tutta questa bellezza.

Riprendo il cammino e la galleria naturale del Pertuso è una porta magica che m’introduce in un mondo nuovo di massi smeraldini che sorreggono la foresta. Mi destreggio a lungo in un labirinto di rocce dall’orientamento complesso, nonostante i radi segni. Poi fra grandi alberi atterrati seguo un’ininterrotta teoria di antiche carbonaie su per un ripido canalone, con il piede che a ogni passo è trenta centimetri più in alto dell’altro.

Il bosco si fa oscuro mentre arranco nella salita. Finalmente sorgo in una brughiera luminosa, dove il cielo si specchia nel blu delle genziane. A fil di cresta su un percorso ghiaioso e sono ai 1.997 metri del Monte Crepacuore: mai toponimo fu più azzeccato.

Il cammino si fa ora di quota. La copiosa Fonte del Pozzotello rinfranca le membra e poi la nuova salita fra nembi incipienti è dura per gambe legnose. Incrocio a lungo nella nebbia in un territorio sconfinato fra valli remote, prima di raggiungere finalmente il Passo del Diavolo e in breve il panoramico cocuzzolo di Monte Ortara: da qui il cammino si fa incognito e il percorso solo ipotetico.

E infatti dove avevo pensato di passare, non si passa. Studio il territorio e azzardo una discesa di costa nel bosco che mi rechi a una sella. Il cammino è ripido, non scosceso ma coperto da un tappeto di scivolose foglie bagnate. Ogni passo in discesa aumenta la mia paura di non poter procedere oltre e dover tornare su. Non ne avrei più le forze, dovrei fermarmi a riposare con la certezza di fare notte. Ma ho un sigaro toscano…

Il sottile piacevole timore di perdersi nel bosco oscuro, fra valli identiche: tutti i sensi sono in allerta, in uno stato di fusione con l'ambiente circostante, percependo dettagli e sfumature altrimenti trascurati. Ma l’animo è sempre inquieto: per un paio d’ore non ho contezza di dove sono. Una coppia di lepri mi fa sobbalzare.

Un po’ di fortuna, un po’ di esperienza, ma il cammino non si chiude. Poi su un albero l’impressione di un vecchio segno, così sbiadito da non capire se sono licheni o vernice: un altro, un altro, un altro e finalmente un giallorosso antico ma inequivocabile che mi conduce su una vecchia traccia esposta in un bosco ripido e scivoloso, anche se dalla parte opposta alla mia destinazione. Una vecchia carbonaia giunge a rinfrancare il mio animo spaventato.

Scendo e scendo nella foresta obliqua cupa e misteriosa. Finalmente una sterrata, senza indicazioni, pianeggiante: a destra o a sinistra se la mia direzione è avanti? Un cervo fuggente mi indica la destra e cammina cammina, fra faggi sempre più antichi, arrivo con un cielo ormai bigio al Rifugio di Pietra Acquara.

La fontana scorre copiosa, l’ultima occasione di riposo e riprendo il cammino. Qualche fragolina, non mi faccio mancare la lotta col pino mugo e poi è un’infinita discesa con non una singola parte del mio corpo (tranne forse il dente dell’epistrofeo) che non mi renda partecipe del suo dolore.

Ecco nuovamente Piano Sacramento. Oggi la montagna, le sue acque, i suoi boschi, i suoi fiori – non senza le sue difficoltà – hanno veramente colmato il mio animo. È tempo di colmare la pancia di birra e patatine.