Monti Invisibili

Appia Antica e Monte Vele
Quota 956 m
Data 11 novembre 2023
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 975 m
Dislivello in discesa 1.240 m
Distanza 29,74 km
Tempo totale 8:38 h
Tempo di marcia 8:17 h
Cartografia Il Lupo Monti Aurunci
Descrizione Dalla stazione ferroviaria di Fondi alla fermata Cotral f4199 di Via Appia (2,47 km, 23 min.). Poi dal cimitero di Itri (275 m) per la Via Appia Antica (206 m, +15 min.), il Fortino di Sant’Andrea sul Tempio di Apollo (155 m, +17 min.), l’uscita dall’Appia Antica (78 m, +32 min.), Via Sorgente Sant’Arcangelo (68 m, +3 min.), la Sorgente di Sant’Arcangelo (198 m, +24 min.), i ruderi della Chiesa di San Vennitto (583 m, +1,36 h), Monte Vele (956 m, +1 h), Santa Maria Romana (515 m, +1,15 h), Fondi Via Appia (21 m, +1,52 h) e la stazione di Fondi (+40 min.). Prima e dopo l’Appia Antica due brevi tratti stradali cui prestare attenzione ma con sufficiente spazio per camminare protetti. Nella salita a Monte Vele un tratto di orientamento complicato nella macchia mediterranea. Dopo Santa Maria Romana il sentiero è abbandonato e chiuso dalla vegetazione fino a perdersi su uno scomodissimo pendio sassoso. Imbattuto in due fatte di lupo e in numerosissimi aculei di istrice. Bellissima camminata in ambiente molto solitario fra boschi e macchia mediterranea.
 

appia antica e monte vele mappa

Traccia GPS

appia antica e monte vele

042 Fondi birra

appia antica e monte vele

041 Verso Fondi uliveto

appia antica e monte vele

040 Verso Fondi

funghi lignicoli

039 Funghi lignicoli

eremo di santa maria romana

038 Eremo di Santa Maria Romana

appia antica e monte vele

037 Orto botanico

monte vele

036 Da Monte Vele

monte vele

035 Campodimele

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034 Piana di Fondi

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033 Golfo di Gaeta Madonna della Civita

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032 Monte Vele

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031 Mar Tirreno

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030 Verso Monte Vele

san vennitto

029 Ruderi chiesa di San Vennitto

san vennitto

028 Verso San Vennitto

vsan vennitto

027 Verso San Vennitto

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026 Verso San Vennitto

erica arborea

025 Erica arborea

piana di fondi

024 Piana di Fondi

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023 Edificio isolato

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022 Via Sorgente Sant'Arcangelo

appia antica

021 Via Appia Antica

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020 Via Appia Antica ponte rinascimentale

appia antica

019 Via Appia Antica

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018 Via Appia Antica

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017 Via Appia Antica miliare borbonico

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016 Via Appia Antica miliare borbonico

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015 Via Appia Antica

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014 Fortino di Sant'Andrea

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013 Fortino di Sant'Andrea

appia antica

012 Fortino di Sant'Andrea

appia antica

011 Fortino di Sant'Andrea

appia antica

010 Fortino di Sant'Andrea

appia antica

009 Fortino di Sant'Andrea

appia antica

007 Fortino di Sant'Andrea

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006 Fortino di Sant'Andrea

appia antica

005 Via Appia Antica

appia antica

004 Via Appia Antica

appia antica

003 Via Appia Antica

appia antica

002 Via Appia Antica

appia antica e monte vele dislivello

000 Appia Antica e Monte Vele dislivello

Appia Antica e Monte Vele, 11 novembre 2023. Erano già alcuni anni che avevo adocchiato la parte iniziale di questo percorso, ma non volevo risolverlo banalmente con l’automobile. Ambivo integrarlo in una sgambata esplorativa di più ampio respiro e soprattutto di arrivarci con i mezzi pubblici: lo strumento più adeguato per un’antica via percorsa nell’ultimo par di millenni soprattutto a piedi.
Una giornata piovosa e l’applicazione continua e ininterrotta – un po’ come la lubrificazione del metodo fu Cimin (cfr. Dante Cruciani, Totò, I soliti ignoti) – sulla cartografia, mi hanno portato a trovare il bandolo della matassa.
Una combinazione di mezzi pubblici che supera le leggi della fisica e i confini dello spazio tempo – aggravata da un ritardo per intervento delle forze dell’ordine – e sto già letteralmente correndo attraverso Fondi per non mancare l’appuntamento con il bus Cotral mi condurrà di lì a poco al cimitero di Itri, proprio sulla S.S. 7 Appia.
Sotto un cielo cupo, allietato da poche gocce di pioggia, prendo a macinare i primi chilometri lungo l’asfalto dell’antica consolare. Ma sono solo poche centinaia di metri e già i primi basoli contornati di ulivi e muretti a secco accolgono i miei passi. Succhio alcuni fiori di finocchio selvatico, sbocconcello qualche tardivo asparago e sono all’ingresso del tratto ufficiale di questi due chilometri e mezzo di Appia Antica.
E pian piano, nel movimento lento del mio cammino, vengo avvolto dalle suggestioni dei viandanti che nei secoli hanno percorso il consunto basolato di quella che è stata considerata la regina viarum, per l’importanza militare, commerciale e culturale che ha avuto sull’impero romano. Via di comunicazione rapida e sicura per uomini, merci e idee con la Grecia e con l’Oriente.
Quello che ora copriamo in poche ore, richiedeva giorni, settimane, a volte mesi di cammino. Un nuovo ponte, l’apertura di un passaggio in una perigliosa foresta, volevano dire accorciare il tragitto di uno o più giorni, quando ora cerchiamo di limare i minuti, liberando spazio che dovrebbe essere per vivere e non per essere riempito di altre incombenze. Quando arriveremo al movimento istantaneo, saremo così pieni di tempo libero che saremo liberi… o saremo morti.
Il fortino Borbonico di Sant’Andrea sul Tempio di Apollo, le colonnette miliari, un ponte rinascimentale: scivolo fuori dall’antica via e mi avvio alla seconda impegnativa parte di questa camminata.
Inizio a salire su serene strade campestri in aromatici boschi di pini che lasciano scorgere una Piana di Fondi che si stempera nel mare. Il sole rispende sul Tirreno e sul lontano faraglione di Terracina e il mio cammino diviene sempre più solitario, fra cascine dirute, fatte di lupo e aculei d’istrice.
La breve deviazione per i ruderi della Chiesa di San Vennitto (che poi sarebbe San Benedetto) sono l’occasione per una robusta merenda baciata da un sole grato e poi riprendo una ripida salita, dove le tracce si perdono fra cespugli di macchia e pietre. Sorgo infine ai 956 metri del Monte Vele, con una vista sconfinata sotto un cielo di cobalto dove navigano placidi nembi.
Sferzato da un vento invernale, riprendo il cammino su morbide tracce di aghi di pino. Con i boschi della stagione che si fanno tenebrosi, attraverso lungamente un abbandonato tentativo di orto botanico e approdo all’Eremo di Santa Maria Romana, che con Roma non centra nulla perché era in Valle Umana. L’oscurità incipiente, le antiche pietre, il gorgoglio di una fonte, riempiono l’animo di serenità e di paura.
Ora mi attende solo una tranquilla discesa verso Fondi, durante la quale fantastico anche di accendermi un sigaro toscano… e invece no. Il sentiero promesso dalla carta del parco inizia a chiudersi in maniera allarmante e presto mi trovo a combattere con spini, cesoie e con un sentiero che alfine sparisce insieme ai segni su una ripida e sconnessa pietraia.
Duro fatica a uscirne fuori mentre il sole si approssima a un mare rilucente. Una macchia di ulivi abbandonati mi fa ritrovare un sentiero decente e poi è una rapida discesa verso la città e la stazione, non prima però di un boccale di bionda che ristori i muscoli indolenziti e la pelle graffiata.