Monti Invisibili

Monte Vettore
Quota 2.476 m
Data 29 luglio 2008
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.340 m
Distanza 14,99 km
Tempo totale 7:05 h
Tempo di marcia 5:27 h
Cartografia CAI Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Descrizione Da Forca di Presta (1.536 m) per il rifugio Zilioli (2.233 m, +1,17 h) e la vetta (+25 min.). Ritorno per la sella delle Ciàule appena sopra il rifugio Zilioli (2.240 m, +20 min.), deviazione per la Punta di Prato Pulito (2.373 m), la Cima del Lago (2.442 m, +30 min.), la forcella del Lago (2.380 m), la Cima del Redentore (2.448 m, +35 min.) e il Pizzo del Diavolo (2.410 m, +30 min. a/r); di nuovo al rifugio Zilioli (+50 min.) e ritorno per la via dell'andata (+1 h). Creste verso la Cima del Redentore molto affilate, quella verso il Pizzo del Diavolo anche esposta. Giornata serena ma con foschia. Inusuale comportamento del GPS, che nel tratto fra forca di Presta e il rifugio Zilioli ha registrato centinaia di echi circa 500 metri a est e a ovest della traccia principale.
 
06 monte vettore log06 monte vettore log

Traccia GPS

07 monte vettore dislivello
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026 Stella alpina

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024 Pizzo del Diavolo

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023 Verso Cima del Redentore

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022 Castelluccio di Norcia

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020 Piano Grande di Castelluccio

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019 Piano Grande di Castelluccio

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018 Piano Grande di Castelluccio

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017 Lago di Pilato

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016 Lago di PIlato

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014 Monte Vettore

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013 Dal monte Vettore

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012 Dal monte Vettore

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011 Lago di Pilato

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009 Sella delle Ciaule

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008 Rifugio Zilioli

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007 Verso rifugio Zilioli

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006 Verso rifugio Zilioli

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004 Piano Grande di Castelluccio

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005 Forca di Presta

005forcadipresta

001 Forca di Presta

Monte Vettore, 29 luglio 2008. Dopo lungo tempo a bassa quota la prima boccata di aria di montagna ha sempre un effetto stordente, e così accade anche questa volta appena abbasso il finestrino, durante la salita ai 1.536 metri di Forca di Presta.
In tanti anni di montagna i monti Sibillini e il suo Parco Nazionale c’erano sempre sfuggiti, considerati troppo lontani per una visita in giornata. E in effetti raggiungerli attraverso la pur scenografica via Salaria richiede 170 chilometri e due ore e mezza buone di viaggio. Sono quindi le 8 quando mi incammino dalla forca alla volta della loro vetta più elevata. La salita procede rapida mentre sulla sinistra i piani di Castelluccio sono un lago di nubi nel quale galleggia l’omonimo borgo. Un’ora e venti per il ristrutturato rifugio Zilioli a 2.233 metri e poco sopra, alla sella delle Ciàule, lo sguardo sprofonda nel cuore del massiccio, su vette ripide e affilate, su valli profonde e incassate. Appena venticinque minuti per percorrere l’ampia spalla che porta alla vetta. E la vista si allontana verso l’Adriatico, la Laga, il Gran Sasso e tutto il gruppo dei Sibillini. Ma soprattutto sull’incassato e cristallino lago di Pilato, incastonato fra altre pareti verticali.
Strana bestia la montagna - o forse strana bestia l’uomo. Questa forma della natura che esercita un fascino magnetico sull’animo di alcuni di noi, pretendendo fatica, sudore, patimenti e concedendo in cambio gioia, piacere, forza, misticità, resistenza.
Gli aerei panorami sotto cieli di genziana, nubi fioccose, il brulicare dei piccoli insetti colorati, il policromo rigoglio delle fioriture e la vita dei suoi pelosi e pennuti abitanti; il rumore dei ciottoli sotto gli scarponi, l’odore della pelle cotta dal sole, il vento che entra nei pori e la sorsata d’acqua di fonte che ti disseta al culmine della fatica.
Quante volte mi sono trovato ad arrancare sui sentieri desiderando una spiaggia dove rimanere in panciolle e altrettante volte sono bastati un paio di giorni a casa per trovarmi chino sulle carte a pianificare nuove rotte.
Torno al rifugio Zilioli e affronto la parte più spettacolare e impegnativa del percorso, verso i 2.448 metri della cima del Redentore, con creste che si fanno sempre più esposte e affilate e con splendide vedute sul lago di Pilato e sui piani di Castelluccio, che intanto sono emersi dalle nubi. Punta di Prato Pulito (2.373 m), Cima del Lago (2.442 m), forcella del Lago (2.380 m) e quindi la vetta, densa di stelle alpine. In quindici minuti più che una cresta una lama mi porta sullo strapiombante terrazzone del Pizzo del Diavolo, a 2.410 metri. Mentre il cielo si riempie di nubi riprendo la via del ritorno, non prima però di aver acceso la mia pipa.
 
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