Monti Invisibili
Castello d’Ischia
Quota 179 m
Data 28 dicembre 2016
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 329 m
Dislivello in discesa 335 m
Distanza 20,42 km
Tempo totale 7:00 h
Tempo di marcia 5:07 h
Cartografia IGM 143 I SE Nepi
Descrizione Da Castel Sant’Elia (210 m) per la Basilica di Sant'Elia (160 m, +15 min.), il ponte medievale sul Fosso del Ponte di Castello (114 m, +9 min.), la Grotta della Madonna di Castelluccio (170 m, +12 min.), il Castello d’Ischia (179 m, +1,18 h), il Fosso del Cerreto, il primo guado del Fosso del Cerreto (89 m, +34 min.), il secondo guado del Fosso del Cerreto (79 m, +30 min.), il guado del Torrente Treja (78 m, +35 min.), il Castello di Fogliano (169 m, +28 min.) e Faleria (202 m, +1,06 h). Piacevole traversata, in parte su tratturi e carrarecce, in ambiente solitario, dall’orientamento complesso e con diversi guadi.
009 Basilica di Sant'Elia
006 Castel Sant'Elia
005 Castel Sant'Elia
002 Castel Sant'Elia
001 Castel Sant'Elia
Castello d’Ischia, 28 dicembre 2016. Amo perdermi nei territori selvaggi a nord della Capitale: la misteriosa Tuscia, vulcanico lembo dalle fitte faggete e dal segreto retaggio etrusco; la selvatica Tolfa, dagli orizzonti sconfinati e deserti, con sentieri dimenticati che penetrano oscuri fossi e profondi boschi.
E poi c’è tutta la magica è impervia regione del Treja con le sue reminiscenze falische, antico popolo praticamente sovrascritto dai romani a motivo del comune idioma. Un ambiente di ampi pianori tufacei solcati da forre rigogliose e canyon verticali, cavati nelle rocce dalle acque del fiume, sorta di naturale trincea a difesa di Tevere e Flaminia dalle medievali incursioni saracene.
È quindi una fredda giornata postnatalizia, quando con Andrea ci portiamo nelle fredde brume di Saxa Rubra, dove la cassiera del bar c’ingaggia subito con un indovinello sul prezzo del biglietto, prima di rivelarcelo lei stessa.
Il gelido torpedone ci conduce a spasso per mezzo alto Lazio e infine ci sgancia nel tufaceo borgo di Castel Sant’Elia, dove, sgranocchiando un trancio di pizza, rischiamo subito di addobbarci sul ghiaccetto dell’ora.
I primi raggi indorano la romanica Basilica di Sant’Elia, mentre caliamo impavidi nelle ombre di un Fosso del Ponte di Castello confettato di gelo per scavalcare un gibboso ponte medievale.
Il sentiero s’inerpica ora a svolte, lambendo la grotta della Madonna di Castelluccio e portandoci sul pianoro di Valedonica, segnato da un’invernale carrareccia croccante di foglie e bordata da grandi blocchi di tufo montati a secco.
Mentre il Monte Soratte si approssima, percorriamo l’assolato piano di Monte l’Ulivo e siamo alle silenti rovine del Castello d’Ischia, uno dei tanti manieri che presidiavano queste gole, edificato sui resti di un pagus falisco. Alto su uno sperone dell’acrocoro, ha un toponimo comunque legato alle acque dei torrenti che lo circondano, significando ischia appunto isola.
Al sole del poderoso torrione quadrangolare scaldiamo le membra e sorseggiamo un tè, volgendo la mente alla vita del tempo che fu in questo presidio da Deserto dei Tartari.
Un agile sentiero ci sprofonda ora nel Fosso del Cerreto, attraversando una curva tagliata falisca ornata di segni e iscrizioni.
Con facile percorso costeggiamo a lungo il fiume, scaldati da un tiepido sole, e il temuto primo guado ci conduce invece a camminare sulle acque verso il grigio inverno dell’altra sponda. Vertiginose pareti e l’inaccessibile rupe del castello si elevano sopra di noi e arduo sarebbe capire la direzione in cui stiamo procedendo se non fosse per i satelliti.
Ancora un semplice ma lungo guado ed eccoci al più profondo Torrente Treja. Cerchiamo ma non troviamo ed è inevitabile entrare nell’acqua gelida per approdare alla Via Narcense, antica via di collegamento falisca che presto abbandoniamo per arrampicarci al Castello di Fogliano, ennesimo incastellamento di queste gole.
Al sole delle dirute mura, affacciati sul ciglio della profonda forra, è tempo del parco desco e di una radica di tabacco, le cui aromatiche volute ci trasportano ancora più lontano nei secoli e nello spazio.
Torniamo a noi e a una carrareccia, che ci conduce infine a Faleria, in tempo per birra, coca cola, patatine e un sonnacchioso bus verso una Roma ancora pienamente natalizia.