Monti Invisibili
Serra Dolcedorme
Quota 2.267 m
Data 8 luglio 2010
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.460 m
Distanza 23,63 km
Tempo totale 8:45 h
Tempo di marcia 7:42 h
Cartografia Pollino Lucano
Descrizione Dal parcheggio di quota 1.550 per il Colle dell’Impiso (1.573 m), il Rifugio Gaudolino (1.684 m, +55 min.), Monte Pollino (2.248 m, +1,45 h), la Sella Dolcedorme (1.975 m, +45 min.), la Timpa di Valle Piana (2.163 m, +35 min.) e la vetta (+20 min.). Ritorno per la Sella delle Ciavole (1.880 m, +45 min.), la Serra delle Ciavole (2.127 m, +37 min.), l’anticima nord della Serra delle Ciavole (2.130 m, +15 min.), i piani di Pollino, di Toscano e del Vacquarro e la macchina (+1,45 h). Dal Colle Gaudolino occorre cercare e seguire un sentiero verso quota 1.985 leggermente più a est di quello effettivamente seguito. Magnifica escursione in ambiente maestoso e solitario. Giornata splendida con vista fino allo Jonio.
037 Piani del Pollino
036 Anticima nord Ciavole
032 Serra delle Ciavole Jonio
031 Serra delle Ciavole Jonio
030 Verso Serra delle Ciavole
029 Pino loricato
025 Sella delle Ciavole
024 Verso Sella delle Ciavole
023 Serra di Dolcedorme
022 Serra di Dolcedorme
018 Verso Timpa di Valle Piana
017 Verso Sella Dolcedorme
015 Monte Pollino
014 Dolcedorme dal Pollino
013 Verso Monte Pollino
012 Verso Monte Pollino
010 Serra del Prete
009 Rifugio gaudolino
007 Rifugio Gaudolino
004 Piano Gaudolino
003 Monte Pollino
001 Piani di Vacquarro
Serra Dolcedorme, 8 luglio 2010. Ai 2.267 metri della vetta più elevata del Parco Nazionale del Pollino. Una piramide di ciottoli alla cui base occhieggiano sassifraghe, ranuncoli e piccoli fiori di timo. Un legno contorto da cui sventolano cinque colorate bandiere tibetane. Il libro di vetta e in lontananza il Monte Pollino e la Serra delle Ciavole, che si impongono sullo sconfinato piano Toscano denso di armenti. Qualche rara mosca e il lontano rombo dell’autostrada rendono ancora più denso il silenzio su questa vetta. E’ ora di riprendere il cammino.
Questa mattina sveglia all'alba, anzi ancora prima, e alle 4,30 in macchina alla volta del parco. Due ore e mezzo per 150 chilometri di improbabili strade e alle 7,15 sono ai 1.550 metri del Colle dell'Impiso, che vuol dire Impiccato, da dove mi incammino in un ambiente che definire sorprendente è riduttivo. Le orme seguono un evidente sentiero in un'ombrosa e imponente faggeta, più maestosa di quelle sin'ora note. La magnifica e sgomentante sensazione di sentirsi piccoli, soli e parte di un tutto. Poi il suggestivo Rifugio Gaudolino, ai 1.684 metri del colle omonimo: un luogo dove tornare per trascorrere una notte, con un buon odore di camino che fa desiderare di fermarsi a riposare. E lì i sentieri veri finiscono. Mi arrampico su flebili e confuse tracce, con pochi segni sbiaditi dal tempo e dalle intemperie. Appaiono i primi pini loricati, alberi maestosi e solitari che sfidano fulmini e tormente sulle alte creste pietrose. Finalmente i 2.248 metri del Monte Pollino, che segna il confine regionale fra Basilicata a nord e Calabria a sud. La vista si allarga sul Tirreno, su lontani borghi, su valli, vette e montagne che ricordano l'amato Abruzzo, ma non lo sono: fantastica sensazione di straneamento e scoperta. Di nuovo in cammino su una cresta solitaria e selvaggia verso i 2.267 metri della Serra Dolcedorme, transitando prima per i 2.163 della Timpa di Valle Piana, mentre i pini loricati si fanno sempre più belli e numerosi. La maggioranza sono solo tronchi contorti, spezzati dal vento e dal gelo, altri svettano maestosi, recando però i segni della dura vita di quota, e una miriade sono ancora teneri virgulti, pronti a rimpiazzare gli altri.
Il tempo di una sosta e sono pronto per la ripida discesa verso la Sella delle Ciavole, che poi son le cornacchie. La vista si allontana verso i lontani piani del Pollino e di Toscano, mentre sotto il sole di mezzogiorno affronto la salita in una zona densa di pini. Finalmente i 2.127 metri della Serra delle Ciavole e i 2.130 della sua anticima settentrionale, da dove lo sguardo sprofonda giù da ripide pareti rocciose su estesi boschi, e raggiunge lo Jonio, la cui curvatura sembra di toccare. Attraverso i grassi piani, densi di genziana maggiore e ricchi di acque e di armenti, e mi tuffo nel bosco costeggiando un rombante ruscello che finalmente mi porta defatigato, sudato, sporco e felice alla macchina.