Monte Miletto
Quota 2.050 m
Data 18 maggio 2013
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.054 m
Distanza 15,41 km
Tempo totale 7:17 h
Tempo di marcia 6:12 h
Descrizione Da Campitello Matese (1.430 m) per la stazione della seggiovia (1.872 m, +57 min.) e la vetta (+27 min.). Discesa per la Sella delle Cardeghe (1.858 m), il Guado delle Ortiche (1.649 m) e risalita alla Gallinola (1.923 m, +2,48 h). Ritorno per il versante nord su terreno sconnesso e lingue di neve malferme e poi per la lunga serie di valli che ci ha recato a Campitello Matese (+2 h). Avvistati un grosso rapace e una volpe appena sotto la Gallinola. Notevole raccolto di orapi nello stazzo prossimo al Guado delle Ortiche. Giornata serena e ventosa.
053 Verso Campitello Matese
052 La Gallinola
049 Verso Campitello Matese
046 Orchidea
043 Discesa dalla Gallinola
042 Crochi
041 La Gallinola
039 Verso la Gallinola gregge
038 Campitello Matese
035 Lago del Matese
029 Marco e Alessandro
026 Monte Miletto
024 Monte Miletto
023 Monte Miletto
022 Monte Miletto
020 Panorama da Miletto
018 Marsicani da Miletto
017 Greco da Miletto
016 Maiella da Miletto
015 Lago di Gallo Matese
014 Lago del Matese
013 Lago del Matese
008 Monte Miletto
007 Monte Miletto
005 Monte Miletto
003 Monte Miletto
002 Campitello Matese Miletto
001 Campitello Matese Miletto
Monte Miletto, 18 maggio 2013. Dopo la forzata pausa invernale ecco che si riprende la scalata dei duemila, con una prima esplorazione del Matese in compagnia di Alessandro da Gallinaro.
Lunghe ore di autostrada per giungere all'agognato rendez-vous e inoltre di Roma-Napoli, che a me sembra di andare in montagna solo se faccio la Roma-L'Aquila… la Salaria tutt'al più.
Ma cosa non si fa per qualche ora di libertà sui sentieri!? Forse proprio questo arrampicarsi sui monti è un'attività che viene naturale in Italia: la conformazione della penisola è tale che chiunque cammini a lungo prima o poi incontra una montagna. E allora bisogna decidere se fermarsi o andare su. Se è vero che siamo un popolo di navigatori, è altrettanto vero che la montagna è nei nostri cromosomi quanto le onde del mare: forse se fossimo nati nelle steppe siberiane o nei deserti africani, inerpicarsi sui monti sarebbe sembrata un'inutile originalità.
Comunque in tre ore siamo all’orrida conca di Campitello Matese. Oddio… orrida solo per la bruttezza degli enormi residence e delle piste da sci, perché il piano fiorito denso di armenti e chiuso dalle vette è davvero bello. Il Miletto si alza da qui roccioso, con forme massicce solcate da canaloni, circhi glaciali e fitte faggete.
Di buona lena superiamo velocemente la parte più aggredita e in un’ora e mezzo molto scarsa siamo già in vetta, orrida anche questa per la quantità di paccottiglia che la popola: croci, antenne, cavalletti, ponti radio, lapidi (tutte dedicate a dipartite genti… nessuna che dica: "grazie… che fico andare in montagna"), financo una riproduzione in miniatura di una cattedrale, con tanto di pannello solare e illuminazione interna. Ma la vista è tutto uno spettacolo: a nord, irriconoscibili nell'inusuale prospettiva, la Majella, il Gran Sasso, il Greco e i Marsicani; poi l’originale lago di Gallo Matese e schiantato appena sotto di noi il lungo specchio lacustre del Matese.
Non indugiamo oltre e ci avviamo spediti verso la Gallinola, una vetta che con la sua lunga elegante cresta ha attirato la nostra attenzione. Attraverso la Sella delle Cardeghe e il Guado delle Ortiche giochiamo fra i confini di Campania e Molise e transitiamo per una serie di lussureggianti pianori e vecchi stazzi in un continuo di saliscendi.
Ranuncoli, violette, crochi e orapi (dei quali facciano incetta) allietano ora un paesaggio ben più integro e selvaggio, e una volta tanto sono io che arranco dietro al sempre micidiale passo di Alessandro. Presto siamo sulla panoramica cresta della Gallinola che in breve ci conduce ai 1.930 metri della ventosa vetta.
Aggrediamo direttamente il versante nord per una rapida discesa fra roccette sconnesse e lingue di neve malferme, e presto siamo in una lunga valle, dove la Gallinola appare ora come una sorta di Benbulben in salsa molisana. Fra crochi, acquitrini e nevai ruscellosi eccoci di nuovo all’orrido ma stupendo Campitello, dove un vecchio maremmano, reduce da chissà quali inverni e battaglie, ci da il suo saluto.