Monti Invisibili

061 Treno ALn 668

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057 Sulmona-Carpinone

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056 Sulmona-Carpinone

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055 Sulmona-Carpinone

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051 Sulmona-Carpinone

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046 Sulmona

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045 Sulmona

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041 Sulmona

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040 Sulmona

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038 L'Aquila-Sulmona

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037 L'Aquila-Sulmona Sirente

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034 Rieti-L'Aquila Sella di Corno

034rieti-laquilaselladicorno

032 Rieti-L'Aquila Rocca di Corno

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030 Rieti-L'Aquila

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028 Rieti-L'Aquila Monte Giano

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026 Rieti-L'Aquila Monte Giano

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025 Rieti-L'Aquila Terminillo

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022 Rieti-L'Aquila Monte Giano

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019 Rieti-L'Aquila

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017 Rieti stazione scambio

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009 Rieti Velino

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005 Rieti Palazzo Vescovile

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003 Rieti

Ferrovia Rieti-L'Aquila-Sulmona-Carpinone-Isernia 
Questo itinerario non è più completamente percorribile a causa della chiusura nel dicembre 2011 del “ramo secco” Sulmona-Isernia, sostituito da un servizio di autobus. Notevole esempio di miopia ai danni di un territorio e di una linea che per i suoi contenuti paesaggistici, scenografici e anche ingegneristici, all’estero diventerebbe un servizio turistico profittevole. Da considerare inoltre che i suoi binari transitano all’interno del Parco Nazionale della Maiella e lambiscono ad Alfedena quello D’Abruzzo: fra stazioni, caselli ferroviari abbandonati e rifugi montani sempre rigorosamente chiusi ci sarebbe materiale per creare un network escursionistico-ferroviario di tutto rispetto.
L’associazione Le Rotaie Molise, oltre a battersi per dare un futuro a questa linea, organizza periodicamente dei treni turistici su tale tracciato. Per ulteriori informazioni www.lerotaie.com (10 gennaio 2013).
 
Appennino centrale, 10 maggio 2008. Dopo anni di rinvii e tentennamenti, è giunto il momento di affrontare questa originale avventura ferroviaria attraverso l’Appennino su alcune antiche linee, sempre più a rischio di chiusura.
Di buon’ora in una limpida giornata di maggio ci ritroviamo con Andrea alla fermata del bus per Rieti, città dalla quale prenderà il via il nostro tour sui binari fra Lazio, Abruzzo e Molise, per tacer della Campania.
Rieti è una pulita piacevole cittadina, ma noi scalpitiamo e quando arrivano le due littorine diesel ALn 668 ci saltiamo su con la gioia di due bimbi sulla giostra. Il piccolo convoglio procede sonnacchioso attraverso una lussureggiante campagna di fondovalle e le chiare acque del Velino, unite alle limpide sorgenti del Peschiera, danno ragione di tanto rigoglio. Questi vecchi treni sono gli stessi che in passato coprivano la linea Roma–Viterbo e l’odore della nafta dei motori mi riporta a trent’anni addietro, quando ogni viaggio verso San Martino al Cimino era un’avventura da vivere con lo sguardo incollato al finestrino.
Ad Antrodoco appare nitida la scritta con gli alberi DVX e subito dopo il convoglio inizia a faticare nella sua salita agli 989 metri di Sella di Corno, quota spartiacque fra Lazio e Abruzzo. Un susseguirsi di gallerie tortuose, viadotti in pietra, curve strette; il treno arranca, scala e si ferma nel buio di uno degli innumerevoli tunnel, per ripartire poi a passo d’uomo e sbucare in un’aerea visione della ormai lontana valle del Velino e delle gole di Antrodoco.
Prati fioriti, il Terminillo innevato, prode boscose e noi che saltiamo come deficienti da un finestrino all’altro fra lo stupore degli unici altri due passeggeri. Alla Sella di Corno l’aria è cristallina e il cielo di cobalto; il treno prende fiato e si lancia in un’agile e sinuosa discesa verso la conca aquilana, mentre in lontananza occhieggiano le vette del Velino e molto più prossima si eleva improvvisa la lunga muraglia innevata dal Monte Corvo al Gran Sasso.
Entriamo sferragliando nella stazione dell’Aquila, facciamo appena in tempo ad acquistare il biglietto per scoprire che il treno per Sulmona è lo stesso che ci ha condotto qui, solo che nel frattempo si è riempito. Questa ora che ci separa dalla città di Ovidio trascorre in un sereno paesaggio sul fondovalle dell’Aterno, dominato dai fianchi boscosi delle vette che risalgono all’altipiano delle Rocche e dalla sovrastante catena innevata del Sirente.
Due ore piacevoli a Sulmona, con tanto di pranzo in un fast-food greco, e rieccoci in stazione per affrontare questa volta un altro tratto di quota alla volta di Carpinone, in Molise.
Anche ora abbiamo due ALn 668, del 1983, e con stupore constatiamo che il treno è diretto a Napoli. Non facciamo in tempo a lasciarci alle spalle la stazione che il convoglio inizia a inerpicarsi verso gli aerei viadotti che vediamo proprio sopra di noi. La Majella si avvicina in un paesaggio scabro e pietroso che cambia presto però in boschi di faggi e di conifere. E intanto la nostra residua sanità mentale ci lascia definitivamente mentre ci abbandoniamo a confidenze virili e a risate sgangherate.
Ora il tracciato è visibile lontano sotto di noi. Campo di Giove, Palena, il treno prende quota, questa volta con agilità lungo i boscosi fianchi delle montagne. A Rivisondoli-Pescocostanzo tocca il punto più elevato della linea e della nostra giornata, ai 1.266 metri della seconda più alta stazione d’Italia dopo il Brennero. E poi via attraverso la sconfinata pianura di Quarto Santa Chiara.
Lambiamo il Parco Nazionale d’Abruzzo e ci lanciamo verso il Molise con un tracciato serpeggiante ma non più di curve strette. A Capracotta, con la luce del pomeriggio, sale una scolaresca rumorosa. Ma manca poco ormai per Carpinone. Decidiamo di non trattenerci oltre e lo stesso treno ci porta in dieci minuti a Isernia.
Pizza, sigaro in villa e ... Isernia è una città che bisogna farci un pensiero... per dimenticarla.
Alle 20,41 ormai è buio e le tre ALn 668, dette Freccia delle Tremiti, ci accolgono per ricondurci a casa. Poco più di due ore, con una digressione anche in Campania, per la stazione Termini, stanchi ma felici per questa sorta di Interrail in un giorno.

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